“Every generation has its chosen one”, si legge entrando sul sito di Gary Clark Jr, con una frase di Entertainment Weekly. Predestinato a diventare il LeBron James della chitarra rock? Clark arriva da Austin, ha fatto una solida gavetta tra i locali giusti, con EP fulminanti, un passaparola tra addetti ai lavori che dura da anni: è il nuovo Jimi Hendrix, si dice (con scarsa fantasia). Stile, classe, tecnica, talento, phisique du role . Dopo la gavetta, ha provato a conquistarsi il titolo, giocando per la squadra più forte, incidendo con un disco per una major, “Blak and blu” , facendosi produrre dal presidente della Warner Rob Cavallo: troppo glamour, come LeBron a Miami. Ovvero troppa produzione, e peraltro il tentativo di venderlo come il nuovo Lenny Kravitz è fallito miseramente. Ecco allora il ritorno a casa con questo disco dal vivo. Le strade parallele tra lui e LeBron si sono già divise: James, già vincitore, ha ora il compito di portare in Ohio, dove non si vince niente da decenni, un titolo NBA. Gary Clark torna mesto e orgoglioso a casa sua, il palco, a suonare rock e a mostrare i suoi talenti. Ma sceglie - per fortuna nostra - di non mirare ai titoli da campione e allo stardom e - con cui ha pure ottime frequentazioni: gli Stones, Clapton, Sheryl Crow. No, mira a fare buona musica, e basta.
Il concerto concerto dello scorso maggio a Milano rimane uno dei migliori visti quest’anno. E “Gary Clark Jr. Live” riporta tutto a casa, restituendoci questo fantastico chitarrista nel suo ambiente naturale, spogliando il suo suono da ogni sovrastruttura inutile: 15 canzoni registrate nel corso degli ultimi 18 mesi di tour.
C’è di tutto, qua dentro: dal blues di “Travis county”, al soul di “Three o’clock blues” e “Please come home”, alle svisate hendrixiane di “Numb” e di (ovviamente) “Third stone from the sun”. C’è il rock dritto delle sue canzoni migliori, “Bright lights” e “When my train pulls in”. E c’è la grazia minimale per voce e chitarra elettrica di “Blak and blu”. C’è un artista in stato di grazia, un suono di chitarra con radici solide e inventiva da vendere, e c’è il solido repertorio che Gary Clark Jr. si è costruito in anni di gavetta, e che il disco precedente aveva in parte rovinato. Un repertorio qua restituito alla sua potenza e al talento puro della voce e dello strumento.
Poco importa che Gary Clark Jr. sia o meno “the chosen one”. E' semplicemente uno dei migliori chitarristi e autori di rock in circolazione, e questo “Live” è la miglior cosa che poteva pubblicare per dimostrarlo. Ora sotto con un disco di studio come si deve.