Due parole su di loro, giusto per farsi un’idea; il minimo sindacale. Le Case Del Futuro sono una band pop shoegaze di Brescia composta da Nicolò Brattoli, Greg Dalla Voce e Alessio Lonati. Nel 2010, sotto la direzione di Pierluigi Ballarin (The Record’s, primo nome fondamentale da tener presente) e Stefano Moretti (Pink Holy Days, secondo nome fondamentale da tener presente), realizzano un omonimo EP presso il TUP studio, al quale segue nel febbraio del 2012 l'esordio ufficiale intitolato “Lucertole”, album edito dalla Disastro Records (già label de Il Genio e Nicolò Carnesi); un disco caratterizzato da testi in italiano fortemente evocativi, una sorta di “pastiche post-modernista fatto di immagini a colori contrastanti, sonorità in bilico tra shoegaze, indie-pop e sperimentazione”. Il buon disco d’esordio di una band dal fisico in pieno sviluppo ma già quasi formato. In pratica una band tardo adolescente.
Ad un anno di distanza le cose non sono cambiate di molto, il punto di partenza è sostanzialmente (e musicalmente) lo stesso. Però… però i quattro pezzi di neve sono un qualcosa che stimola la discussione. Sono un più che valido motivo per riprendere in mano quanto fatto dal gruppo fino a qui e rileggerlo in prospettiva. Cercare insomma di capire che aspetto avranno Le Case Del Futuro una volta terminata la loro edificazione.
“Neve”, in questo senso, è un EP ideale allo scopo. Una cartina tornasole / documento d’identità esaustivo e soddisfacente. Quattro pezzi di cui due inediti, una cover e un remix ad hoc. Ergo presente, passato e futuro del gruppo. Nello specifico: “Come volevi vivere” e “Neve” sono i due pezzi inediti che costituiscono il presente del gruppo. Un presente fatto di pop dalla dominante roccheggiante e ricoperto da una texture indie. Echi shoegaze distorsivi (vagamente noise), belli i testi, buono il tiro. Pezzi capaci di passare in radio, così come nello scantinato del più disadattato degli outsider. “Tungsteno” è il passato, nel senso di background. Non a caso una cover degli
Le Case Del Futuro sono una band da conoscere oggi, e questo EP è un ottimo modo per farlo. Nei quattro pezzi che lo compongono c’è tutto il necessario per comprendere questi tre ragazzi, imparare ad apprezzarli, e, soprattutto, decidere di stargli incollati prima che scappino chissà dove. Tutto qui. Mica poco.