Busta n.1: Miracolo
Date una chitarra elettrica agli dèi, e suoneranno come Carlos. Più di trent’anni di rock business non hanno scalfito la purezza musicale di un’anima nata per abbracciare il mondo con un manico di chitarra. Santana è ogni volta se stesso, ogni volta proiettato su una scala che porta al cielo usando le note degli assoli come gradini. E ogni volta attuale, come provano le presenze emblematiche di rappresentanti di diversi generi musicali. La presenza di Everlast, Lauryn Hill, Clapton, non è la ricerca di fiori all’occhiello: è la coerente ricerca di un musicista che da tempi non sospetti ha fatto della collaborazione, dello scambio di esperienze, una fonte di crescita irrinunciabile. Un disco superbo, consigliabile anche a chi non conosce Carlos Santana.
Busta n.2: Non se ne può più
Non ci si può credere. Ancora un’insalata di sambe pa ti, di canzoni del vento e di fiori di luna. Santana è ogni volta se stesso, ogni volta proiettato su quelle scale che probabilmente è in grado di suonare anche mentre gli fanno la pedicure. Sì, va bene, ha cambiato casa discografica e ormai sappiamo che un nuovo contratto significa un disco a rischio zero. Ma anche lui, non sarà stanco di fare sempre le stesse cose? E poi non si meravigli, allora, che la gente in concerto salta per aria quando sente il “beep beep” di “Oye como va”. E che dire delle famose “collaborazioni”, strillate a colori, come fiori all’occhiello. Ci sono Lauryn e Wyclef Jean (pure qui?), c’è Clapton, c’è Dave Matthews! E allora? Questa delle collaborazioni è la grande truffa che segnala che il rock è alla frutta, se non all’ammazzacaffè: diamoci una mano l’un l’altro, riuniamoci sotto il tetto della nostra artistica parrocchietta per dar da scrivere qualcosa ai giornalisti: “Il duetto, oooh!”. Davvero un disco sconsigliabile a chi non conosce Carlos Santana.
Busta n.3 In medio veritas?
Una cosa è certa: in questo modo suona solo lui. Che poi i brani di questo disco risultino piacevoli soprattutto quando riecheggiano i classici dell’eroe di Woodstock, è tesi difficile da confutare. Forse credeva, il buon Devadip, che dal confronto con i due Fugees o con lo sfuggente, enigmatico Everlast nascesse qualcosa di più intenso. Ma questa è gente che sta a McLaughlin come Veltroni sta a Lenin. Tante chiacchiere, ma più che un fuoco, dentro hanno uno zippo. Resta comunque il fatto che questo è probabilmente il miglior disco di Santana del decennio, e che non si può non nutrire un minimo di ammirazione e gratitudine per un uomo che pensa che il ponte tra lui e l’infinito sia il ponte che regge sei corde...
Tracklist:
(Da le) Yaleo
Love of my life
Africa bamba
Smooth
Do you like the way
Maria Maria
Migra
Corazon espinado
Wishing it was
El farol
Primavera
The calling