“Nashville”, la serie, è ambientata nello spietata città dell’industria del country rock. Le protagoniste sono due cantanti, una in declino e una giovane e rampante, entrambe alle prese con problemi musicali e famigliari. La struttura e le atmosfere ricordano un po’ "Dallas": c’è il cattivone manipolatore (che ricorda J.R. anche fisicamente), ci sono molti personaggi musicali di contorno: il chitarrista bravo ma frustrato perché vorrebbe avere spazi in primo piano (e che tradisce la sua amata artista in declino per la giovane); il giovane musicista arrogante e arrabbiato perché nessuno se lo fila, la sua fidanzata talentuosa e ingenua che flirta (musicalmente) con un altro chitarrista, la vecchia volpe talent scout (interpretata da JD Souther, una vecchia volpe davvero del rock californiano). Il tutto sullo sfondo del musicbiz - che garantisce intrighi e tensione narrativa anche per chi non è appassionato dei suoi meccanismi - e della politica locale. E poi c’è tanta, tanta musica - supervisionata e prodotta da T-Bone Burnett, che in questo campo (e non solo) è un genio. Ricordate l’operazione “Fratello dove sei?”. Ecco, siamo da quelle parti. Non ci sono, in queste canzoni, quegli elementi che rendono il country-rock così “cheesy” alle nostre orecchie: pochissima slide e “twang guitar”, poche voci che svisano. Molto pop-rock di ottima fattura. In alcuni casi con venature pop, come le canzoni di Hayden Panettiere - la giovane star rampante che ricorda un po’ Taylor Swift - e non è un caso, visto che questo disco esce per la stessa etichetta della star. O più rock, come le canzoni di Connie Britten, la star declinante. Anche se i momenti migliori sono quelli di Sam Palladio e Clare Bowen, la ragazzotta ingenua e talentuosa il suo partner musicale. Questa è la miglior canzone del disco.
Nella serie c’è molta, molta più musica (e infatti il titolo lascia intendere che ci saranno altri volumi), perfettamente integrata nella narrazione. Questa è una piccola selezione, ma risulta comunque un disco piacevole, utile a dimostrare che il country rock è molto diverso dall’immagine vecchia e stereotipata che ancora abbiamo da queste parti.