Il disco si apre ottimamente con il singolo “Bestie”, ballata cadenzata dai toni agrodolci, ottimamente prodotta e arrangiata, che vince a mani basse il titolo di pezzo migliore della cucciolata. Qui ci sono dentro praticamente tutti i “nuovi” Criminal Jokers: cinici, asciutti, diretti sia nella melodia che nel testo. “La fine che ci meritiamo è niente” canta Francesco, e tanto basta a farsi un’idea di quello che sarà il tono generale del disco. Molto bene anche “Fango” e “Quando arriva la bomba”, folk strampalato e per questo particolarmente divertente.
Folk che sostanzialmente pervade tutto il lavoro, declinato però in base alle necessità del caso: vedi la psichedelia di “Cambio la faccia” o il post-punk di “Lendra”. Saper padroneggiare i generi piegandoli alle volontà comunicative è il segno di una band in crescita, conscia dei propri mezzi. Alla luce dei fatti, i Criminal Jokers se non sono una band già matura, lo stanno diventando molto rapidamente. “Bestie” altro non è che una tappa intermedia su questo cammino di maturazione, un album dai toni scuri, che in poco meno di quaranta minuti riesce a trasmettere quel senso di disagio che, per quanto inflazionato, rimarrà sempre uno dei motori principali della musica, chiamiamola “alternativa”.
“Bestie” è la disillusione di quattro ragazzi coperti di fango, che tappano la bocca a quello sul punto di gridarti in faccia.