Strokes - ANGLES - la recensione

Recensione del 21 mar 2011 a cura di Gianni Sibilla

Fa un certo effetto vedere un disegno stile Escher, rivisitato con grafica anni '80, sulla copertina degli Strokes . Ricordate l'immagine di "Is this it", con quel guanto di pelle su una curva di donna? Ti apriva un mondo, che poi era quello a cui si rifaceva la band con il suo rock retrò e newyorchese, che ha fatto scuola negli anni a venire.

Però l'ascolto di "Angles" è decisamente più tranquillizzante rispetto a quella copertina un po' inquietante. Il disco è il primo in 5 anni della band, che ha avuto diversi problemi interni e, nel frattempo, ha lasciato i suoi membri in uscita libera, compreso Julian Casablancas , che nel 2009 ha inciso un disco, quello sì, di pop-rock influenzato dal sound degli anni '80. I problemi pare non si siano risolti, perché "Angles" è stato inciso da separati in casa, con Casablancas che ha registrato le parti vocali per conto suo, dopo che il resto della band aveva fatto il suo dovere strumentale.
Una freddezza tra i membri della band ha prodotto un disco freddo? Non è questo il punto, perché gli Strokes non hanno mai fatto della passione il loro punto forte. "Angles" è un disco riconoscibilissimo: i riff taglienti ci sono sempre, la voce particolare di Casablancas è sempre lì, le canzoni sono sempre, stilose, piacevoli e ben costruite. Certo, c'è qualche accenno di novità nelle sfumature, come della batteria o in certe sonorità, che rimandano agli anni '80: si senta l'attacco di "Life is simple in the moonlight", o quello di "Games" - con accenni di synth e drum machine. Ma l'ossatura del disco è molto tradizionale e tradizionalmente Strokes, come dimostrano il singolo "Undercover of darkness" o "Macchu Picchu", con quelle chitarrine e quella ritmica che hanno fatto scuola. Perché il punto è che, vi piaccia o no, in questo genere di rock un po' artistico e posato, gli Strokes quando ne hanno voglia continuano ad essere i migliori in circolazione. Chi ci ha rovinato la percezione del gruppo i tutti i cloni che ci sono in circolazione, sia dal punto di vista sonoro, che dal punto di vista dello stile, che spesso imitano senza riuscirci..

"Angles" non vuole e non può essere un disco innovativo, e non è e non può essere ai livelli di "Is this it". Ma è un disco che riporta in pista una band amatissima, con un sound unico, anche in queste canzoni. Se avete amato gli Strokes, vi ritrovete a vostro agio in queste canzoni come una mano in guanto di pelle...

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