La titletrack, che apre il disco ed è stata diffusa in rete già da un po' di giorni, è il manifesto sonoro e tematico di questo nuova direzione. È costruita su un tappeto ritmico soffice, con chitarre che fanno pensare ai Radiohead di "In rainbows" (ci concediamo un azzardo: i Subsonica hanno ascoltato spesso Thom Yorke e soci durante la lavorazione di questi brani). Un brano pop, certo, ma di grande gusto ed efficacia.
Stesso dicasi per "Serpente", intrisa di dubstep, e per "Istrice", una canzone che racconta Torino attraverso la storia di una ragazza introversa e confusa, con uno spirito malinconico e un arrangiamento orchestrale da ballata metropolitana. La voce di Samuel qui è un valore aggiunto, come spesso accade. Forse solo in "Quando", altro pezzo delicato e soffuso, riesce a fare di meglio. Gli arrangiamenti studiati da Max Casacci e Boosta fanno il resto.
Attenzione però, non pensiate che "Eden" sia un disco fatto solo di ballate. Il classico stile Subsonica, nato tra i centri sociali dei Murazzi, ritorna qua e là. Come ne "Il diluvio", ad esempio, che sembra uscita direttamente dalle sessioni di "Amorematico", o nell'invettiva politico/sociale di "Prodotto interno lurido". Una canzone che sembra un po' il gemello de "L'abitudine".
Ma tra gli episodi più movimentati il migliore è sicuramente "Benzina Ogoshi", una canzone dove i Subsonica si dilettano in una felice e tagliente autoparodia, scritta "a quattro mani" con i fan attraverso uno scambio di mail in rete. Il ritornello "Non siete riusciti a bissare Microchip emozionale" funziona davvero alla grande. Un segno che la band non si è annoiata a fare questo disco, come prova anche il divertissement "La funzione", dove spuntano perfino i Righeira . Volete una prova definitiva del cambiamento? "Sul sole" è un pezzo che inneggia al disimpegno e alla catarsi. A chiudere il cerchio ci pensa "L'angelo", ancora un episodio dall'atmosfera sospesa.
Insomma, alla sesta prova i Subsonica hanno rallentato un po' il ritmo e cercato la strada della maturità, aprendosi con decisione all'elettropop orchestrale. Più influenzati da Bjork o dai Radiohead che da New Order o Chemical Brothers , per intenderci. La loro forza però è stata quella di non fare un disco scontato, che flirtasse con il pop "facile", ma che è rimasto coerente con il loro percorso e ci ha regalato una nuova serie di canzoni davvero brillanti. Se poi l'Eden lo si possa trovare sulla terra o no non possiamo saperlo, purtroppo. Lo speriamo.
(Giovanni Ansaldo)