Nel sempre più desolato scenario rap al femminile, Nicky Minaj ha colmato il vuoto lasciato da Missy Elliott, Lil Kim, Foxy Brown, per troppo tempo assenti dalle scene e anche quello lasciato dalla compianta Lisa ‘Left Eye’ Lopez delle
TLC
. La sua non è stata certo una partenza in sordina, visto che si è imposta all’attenzione facendosi notare in numero singoli usciti nel corso del 2010, piazzandola subito al centro dell’interesse generale e ricevendo in tempi record premi e titoli onorifici. Proprio in virtù di quelle molte collaborazioni che l’hanno resa celebre, Nicki deve ora provare cosa sa fare per conto suo. Un banco di prova importante quindi questo “Pink Friday” che nel titolo, fa riferimento al cosiddetto “Black Friday”, cioè il venerdì nero che segue il “Giorno del Ringraziamento” che tradizionalmente è il primo giorno di shopping natalizio. Per
Nicki Minay
è il giorno delle grosse vendite per il suo disco che, come lei, ama le tinte più fluorescenti che il nero assoluto. In effetti la Minaj ricorda molto le sue colleghe già citate: da Missy Elliott ha preso la stravaganza, da Lil’ Kim e Foxy Brown la propensione per un look appariscente e sexy e con la Lopez ha in comune uno stile vocale da “chipmunk”. “Pink friday” si apre con “I’m the best” e chi l’ascolta spera davvero di trovare conferma della bravura dell’artista. In realtà, dopo aver ascoltato la generosa dose di canzoni offerta in quest’esordio, la Minaj ci pare un po’ trattenuta, come se avesse sparato le sue migliori cartucce nei dischi degli altri e che ora si senta un po’ spompata dal superlavoro. “Pink friday” è un disco tiepido, mentre le premesse erano più infuocate, e sembra preferire una scelta diplomatica per evitare di rivolgersi solo ad un pubblico di nicchia, aspirando invece a platee ben più ampie e sconfinate. Anche per questo, l’artista si avvale di collaboratori di serie A come
Eminem
(“Roman’s revenge”), Rihanna (“Fly”), Drake (Moment 4 life”),
will.i.am
(“Check it out”), Kanye West (“Blazin”) e Natasha Bedingfield (“Last chance”), talvolta utilizzando campioni da megahit anni ’80 come “Don’t you” dei Simple Minds in “Blazin” e “Video killed the radio star” in “Check it out” o anni ’90 come “No more I love you’s” di Annie Lennox per “Your love”. “Pink Friday” è un disco di canzoni gradevoli e “radio friendly” e la Minaj sceglie spesso di cantare e meno di rappare, ma tradisce le attese di quanti l’avevano forse eccessivamente idealizzata, eleggendola a paladina della causa hip hop al femminile.