AC/DC - IRON MAN 2 - la recensione

Recensione del 22 apr 2010 a cura di Giampiero Di Carlo

IRON MAN 2 è due blockbuster in uno. Racchiude un classico ambulante della musica, gli AC/DC, che ha dimostrato la sua ‘evergreeness’ solo un anno fa tornando con il funambolico e milionario BLACK ICE e con un tour mondiale tuttora in corso che ha annesso sconfinate legioni di nuovi giovanissimi fans; ed un sequel imminente e rumoroso come il secondo episodio cinematografico tratto dalla saga Marvel Comics, diretto da Jon Favreau e trainato dalla superstar Robert Downey Jr. e da un cast che include Gwyneth Paltrow, Samuel L. Jackson, Mickey Rourke, Scarlett Johansson e Sam Rockwell.

Film e album realizzano anche la liaison tra due icone, quasi due loghi: il supereroe del fumetto, evaso dalle strisce e ingigantito dal grande schermo e il guitar hero in carne ossa, Angus Young, che tanta iconografia ha ispirato e a 60 anni riesce ancora a sfidare qualche legge della fisica e il comune senso del pudore sul palco, oltre che molti colleghi.
Il ‘pacchetto’ è, infine, un logico mix ispirato dal ‘ferro’, saldato nel metallo: era quasi consequenziale che, dopo una prima colonna sonora già hard rock, il seguito potesse essere sublimato solo con una scelta clamorosa.
Se invece vogliamo parlare di musica, IRON MAN 2 è un gratest hits, con tutte le prerogative del caso: mentre non regala alcuna novità ai fans che già conoscono a memoria i venti album che i fratelli Young hanno confezionato in quarant’anni di carriera (sì: non ci sono inediti), è una ghiotta raccolta per i ‘simpatizzanti’, per i meno attempati, per gli ‘occasionali’. Ergo, ai primi restano da fare due cose: constatare la bontà dell’accostamento dei brani alle scene del film e dedicarsi all’inevitabile feticismo; ai secondi, invece, sarà permesso scavare tra le gemme e vagare tra i decenni, provare curiosità, scovare agganci e ricorrenze.

Però c’è qualcosa che IRON MAN 2 propone indistintamente a tutti: il dualismo tra i due cantanti del gruppo. L’essenza della compilation sta nell’alternanza tra alcuni dei migliori e sottovalutati episodi con protagonista Bon Scott (scomparso nel 1980 a 33 anni alla vigilia del capolavoro BACK IN BLACK) e il granitico e contemporaneo Brian Johnson, tanto robusto da sopportare confronti e popolarità. Se a quest’ultimo spetta l’apertura con “Shoot to thrill”, che è anche il primo video dell’album nella versione live (Buenos Aires, “Black Ice Tour”, 2009), al suo predecessore è dedicata la chiusura con “Highway to hell”. In mezzo, Scott si ripropone come l’“originale” di altri classici assoluti (“T.N.T.” e “Let there be rock”) e si fa apprezzare soprattutto nelle meno celebrate “Rock’n’roll damnation”, superba, datata 1978 (POWERAGE), e “Cold hearted man”; di Johnson, che imperversa con “Back in black” e “Thunderstruck”, la band ha recuperato anche “The razors edge”, brano ‘gregario’ di assoluto livello.
Per gli AC/DC la colonna sonora non è una novità assoluta: nel 1986 avevano firmato WHO MADE WHO, commento a “Maximum overdrive” (in Italia “Brivido”), esordio-flop alla regia di Stephen King. In quella occasione l’album conteneva, oltre ai pezzi scelti da King, anche tre inediti: il singolo "Who made who" e le strumentali "D.T." e "Chase the ace". Stavolta la sensazione è che al botteghino possa andare molto meglio per tutti e, in mancanza di pezzi nuovi, l’attrattiva sarà funzione del collezionismo. L'album, che contiene 15 brani, è infatti commercializzato in una varietà di versioni, dal singolo CD al CD/DVD, dal vinile alle varie Deluxe Edition, e la confezione “AC/DC: Iron Man 2 Collector’s Edition” contiene una ristampa esclusiva e a tiratura limitata del primo numero di “The Invincible Iron Man” del 1968 ed una copertina alternativa raffigurante gli AC/DC… Per i possessori della versione base, invece, si raccomanda la lettura del booklet firmato da David Fricke, ovvero come trasformare una breve biografia in un saggio rock, o viceversa.

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