Malika Ayane è una delle vincitrici morali del Festival (parlo al plurale e al femminile perché ci metterei anche Irene Grandi ). La sua "Ricomincio da qui" spiccava per raffinatezza e diversità tra le proposte di quest'anno: una bella canzone, arrangiata benissimo, grazie anche alla collaborazione con Vince Mendoza (uno che ha lavorato per Robbie Williams, Bjork, Joni Mitchell), che ne ha curato gli archi.
Ma sarebbe ingiusto limitare il discorso su Malika Ayane a quella canzone, a quelle performance festivaliere. "Grovigli", secondo album, ne è la dimostrazione. Lo è grazie alla produzione di Ferdinando Arnò - a cui si devono anche gli arrangiamenti, e la firma di diverse canzoni - ma soprattutto per la grazia interpretativa di questa cantante, che nel giro di pochi anni si è costruita uno stile ed un'identità unica, di cui la canzone sanremese è il perfetto esempio.
Al di là dell'altra canzone girata negli ultimi tempi (la cover di "La prima cosa bella" di Nicola Di Bari, colonna sonora del nuovo film di Paolo Virzì), "Grovigli" è pieno di gioellini. Il divertente duetto con Paolo Conte su "Little brown bear", per esempio. Conte, uno dei primi fan e sostenitori di Malika, firma anche "Chiamami adesso". E poi il duetto finale con