Malika Ayane - GROVIGLI - la recensione

Recensione del 25 feb 2010 a cura di Gianni Sibilla

Ogni Festival di Sanremo ha dei vincitori/vincitrici morali, che non sono quelli "ufficiali", ma gli artisti che hanno avuto più consenso sui media. Certo, poi si può discutere quanto valga nel mondo reale il consenso dei media e della stampa soprattutto. Però sta di fatto che ancora oggi vincere "il premio della critica" a Sanremo è una medaglia da esibire.

Malika Ayane è una delle vincitrici morali del Festival (parlo al plurale e al femminile perché ci metterei anche Irene Grandi ). La sua "Ricomincio da qui" spiccava per raffinatezza e diversità tra le proposte di quest'anno: una bella canzone, arrangiata benissimo, grazie anche alla collaborazione con Vince Mendoza (uno che ha lavorato per Robbie Williams, Bjork, Joni Mitchell), che ne ha curato gli archi.
Ma sarebbe ingiusto limitare il discorso su Malika Ayane a quella canzone, a quelle performance festivaliere. "Grovigli", secondo album, ne è la dimostrazione. Lo è grazie alla produzione di Ferdinando Arnò - a cui si devono anche gli arrangiamenti, e la firma di diverse canzoni - ma soprattutto per la grazia interpretativa di questa cantante, che nel giro di pochi anni si è costruita uno stile ed un'identità unica, di cui la canzone sanremese è il perfetto esempio.
Al di là dell'altra canzone girata negli ultimi tempi (la cover di "La prima cosa bella" di Nicola Di Bari, colonna sonora del nuovo film di Paolo Virzì), "Grovigli" è pieno di gioellini. Il divertente duetto con Paolo Conte su "Little brown bear", per esempio. Conte, uno dei primi fan e sostenitori di Malika, firma anche "Chiamami adesso". E poi il duetto finale con
Cesare Cremonini , che le cronache rosa danno come nuovo compagno di Malika. Un duetto in inglese, peraltro: come già il precedente, il disco è solo per metà in italiano: questo potrebbe essere un limite a lungo termine, e prima o poi bisognerà fare una scelta di campo… Anche se la Ayane canta benissimo in entrambi le lingue (il rock delicato di "Satisfy my soul" è probabilmente uno dei momenti migliori dell'album).

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