Mika - THE BOY WHO KNEW TOO MUCH - la recensione
Recensione del
21 set 2009 a cura di
Gianni Sibilla
Mika vive in un mondo tutto suo: colorato, visivamente e musicalmente, con regole proprie e personaggi particolari. Un mondo riconoscibile, particolare, unico anche se non originalissimo, ad essere pignoli.
Perché è vero che è facile trovare nella sua musica i riferimenti a questo e quello. Però un artista così giovane che riesce ad essere così riconoscibile è comunque da encomiare. E “The boy who knew too much”, seconda prova dopo il successo di
“Life in cartoon motion"
conferma tutto. il comunicato stampa che lo accompagna lo definisce “Un po’ più maturo del suo predecessore”. E non ha tutti i torti, perché è più maturo, ma non troppo: se avete letto un po’ in giro sul disco, vi avranno raccontato che Mika, dopo avere parlato dell’infanzia, ora parla dell’adolescenza, in una seconda ipotetica puntata di una storia. Da questo punto di vista, il singolo “We are golden” (che doveva anche essere il titolo del disco, cambiato in corsa) è una sorta di inno, che sembra risentire della storia del suo autore, uno che da ragazzino si sentiva “diverso” e che ora esorta a non sentirsi inferiori.
Maturo sì, ma solo un po’: perché la musica del disco non rinuncia a quella spensieratezza un po’ teatrale che ha fatto la fortuna di “Grace Kelly” o “Relax (Take it easy”). Certo, ci sono brani un po’ più riflessivi, come “By the time”, ma a definire l’album sono brani (apparentemente) scanzonati e (sicuramente) corali come “One foot”, “Blame it on the girl” o “Rain”, con il loro sapore retrò, tra anni ’70 e ’80.
Se c’è una cosa che questo disco conferma, è il talento di Mika nello scrivere genuine canzoni pop. Sono anche confermati una tendenza all’eccesso nell’arrangiamento, a mettere troppa carne al fuoco in alcuni momenti, in altri - come in “Toy boy” ad essere troppo lezioso, un po’ come Rufus Wainwright, per intenderci. Mika è più “popolare” – nel senso buono – di quest’ultimo, e perciò andrà lontano, ancora più lontano, ora non ci sono più dubbi. Speriamo che, pur senza perdere tutta la freschezza che questo disco dimostra, con il tempo maturi, e non solo un po’.