R.E.M. - RECKONING (DELUXE EDITION) - la recensione

Recensione del 14 lug 2009 a cura di Gianni Sibilla

C’è da preoccuparsi quando una band inizia a pubblicare troppe ristampe e dischi dal vivo?
Forse si. Ma anche no, visto che questa è la tendenza generale della discografia degli ultimi anni: riempire i “buchi” temporali sempre più lunghi tra un disco e l’altro con pubblicazioni “secondarie”.

Sulla carta, i R.E.M. ne hanno un po’ troppe, di queste pubblicazioni “secondarie”. “Reckoning” è la seconda ristampa in 6 mesi circa, dopo quella di “Murmur”. Poi ci sono due dischi live (quello del novembre 2007 che ha anticipato i “Accelerate” e quello solo digitale per iTunes del 2008). A ottobre ne arriverà un altro, tratto dai concerti dublinesi del 2007 , che sarà anticipato da un EP digitale con 4 canzoni sempre di quei concerti, ma originariamente incise per “Reckoning”.
Da fan non si può che essere contenti (anche se queste ristampe, per la diversità del possesso dei diritti tra America ed Europa, sono reperibili solo d’importazione). Da ascoltatori casuali si potrebbe pensare male. Aspettiamo il "Live at the Olympia" di ottobre, prima di giudicare, perché quella sarà la verà pubblicazione su cui puntare.
Il resto è roba da completisti. Ma se dovessi consigliare un’altra pubblicazione del mazzo, sceglierei questa. Per due motivi: “Reckoning”, secondo album del gruppo datato 1984, è forse il miglior disco del primissimo periodo della band. Meno valutato criticamente dell’esordio “Murmur”, è un disco più secco, più chitarristico. Ha diversi capolavori, che la band suona tutt’ora, non a caso: da “So. Central rain”, perfetto esempio di power-pop melodico, a “Pretty persuasion”. E’ il disco che meglio rappresenta il sound degli esordi, prima che la band si buttasse a sperimentare con “Fables of the reconstruction” e prima che tornasse all’ovile con “Lifes rich pageant” (il vero capolavoro della prima fase, anche se con un suono un po’ più “pompato” da Don Gehman, produttore di John Mellencamp).

Poi, come aggiunta alla ristampa, c’è il secondo dischetto, che è un live d’epoca inedito, come già accadde per “Murmur”. La scaletta qua è più equilibrata, e anticipa anche brani che sarebbero finiti nei dischi successivi, mostrando una gran bella energia, un’irruenza giovanile che avrebbero perso a favore di altre cose. Certo, si poteva fare di più, con qualche inedito. Ma non credo che i R.E.M. ne abbiano molti, nel cassetto: b-side e demo sono già stati sparsi in ristampre precedenti o dischi aggiuntivi di raccolte, e così via. Magari, se ci sono, se li terranno da parte per un box: Peter Buck, da maniaco collezionista qual è, a un certo punto ne vorrà fare uno, sicuramente.
Insomma: non un album per tutti, considerando la quantità di uscite del gruppo, e la parziale difficoltà di reperimento. Ma “Reckoning” rimane un piccolo grande gioiello, e questa è un’ottima occasione per riscoprire il suono delle origini della band, al suo massimo splendore.

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