PJ Harvey - A WOMAN A MAN WALKED BY - la recensione

Recensione del 01 apr 2009 a cura di Gianni Sibilla

PJ Harvey e John Parish tornano sul luogo del delitto, incidendo un album assieme a 13 anni da "Dance hall at Louse Point".
Non che i due non abbiano lavorato assieme in questo periodo, ma "A woman a man walked by" è - almeno nominalmente - un capitolo a parte nella discografia della rockeuse, come già il suo predecessore.
In sostanza, Parish ha scritto le musiche, e Polly scritto i testi. E l'inizio lascia sperare bene: "Black hearted love" è davvero un ritorno sulla scena del crimine, una canzone rock di quelle che ci hanno fatto amare questa cantante, sul genere del suo capolavoro "Stories from the city, stories from the sea". Siamo anni luce dal minimalismo di "White chalk".
Si tratta almeno parzialmente di un'illusione. Perché è vero che la presenza di Parish riporta PJ su suoni e strutture vicine a quelle dei suoi dischi classici. Ma è anche vero che nei 40 minuti il singolo è l'unico episodio alla "Stories".
In sostanza, "A woman a man walked by" ripropone una PJ sempre sbilenca, irregolare, ma perfortuna meno involuta di "White chalk". Ci sono ottimi episodi, in questo disco come, "Sixteen, fifteen, fourteen" e "The Chair". E poi ci sono brani che sembrano più abbozzi di canzoni, come succedeva in in "Dance hall" e anche in "White chalk".

Insomma, se "White chalk" rischiava di essere un vicolo cieco, una strada musicale senza uscita, "A woman a man walked by" è un passo indietro per uscirne, tornando a fare un musica sempre difficile, ma meno chiusa su stessa. Onore a John Parish, per avere preso per mano Polly e averla portata un po' di più allo scoperto.

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