“The empyrean” sta a metà tra quest'ultimo e i sei-dischi-in-sei-mesi: non è pop come “Shadows”, non è dispersivo come gli altri. Però è un album con grandi canzoni e sperimentazioni psichedeliche.
Tanto per intenderci, inizia con uno strumentale di 9 minuti, a cui segue una cover di "Song to the siren” di Tim Buckley. E nei 12 brani si alternano momenti di lucidità melodica a momenti di lucida follia: nel primo caso, l'inizio di “Dark light”, o “Central” - che se fosse cantata da uno come Eddie Vedder farebbe gridare al miracolo il mondo rock; nel secondo, proprio la fine di “Dark light”, che va avanti sullo stesso giro vocale per 8 minuti, o la psichedelia chitarristica di “Before the beginning”.
“The empyrean” è stato pensato come un concept album, ed è stato inciso nel corso di due anni. Ma ascoltandolo si ha la sensazione di entrare in un mondo a parte, più che in un racconto unitario. Un mondo dove le regole che conosciamo non valgono: è questo il bello e il limite di Frusciante, che a tratti sembra pazzo, a tratti un genio. Ascoltando questo album, si propende comunque decisamente per la seconda opzione.