John Frusciante - THE EMPYREAN - la recensione

Recensione del 30 gen 2009 a cura di Gianni Sibilla

John Frusciante vive in un mondo tutto suo, musicale e discografico. Negli ultimi 5 anni ha pubblicato 7 dischi con un ritmo imprevedibile. “The empyrean”, che è il decimo album della sua carriera, arriva a quasi 4 anni dal precedente, “Curtains”. Tra il 2004 e il 2005 aveva pubblicato 6 album in sei mesi, e prima ancora era arrivato quel mezzo capolavoro di “Shadows collide with people”.

“The empyrean” sta a metà tra quest'ultimo e i sei-dischi-in-sei-mesi: non è pop come “Shadows”, non è dispersivo come gli altri. Però è un album con grandi canzoni e sperimentazioni psichedeliche.
Tanto per intenderci, inizia con uno strumentale di 9 minuti, a cui segue una cover di "Song to the siren” di Tim Buckley. E nei 12 brani si alternano momenti di lucidità melodica a momenti di lucida follia: nel primo caso, l'inizio di “Dark light”, o “Central” - che se fosse cantata da uno come Eddie Vedder farebbe gridare al miracolo il mondo rock; nel secondo, proprio la fine di “Dark light”, che va avanti sullo stesso giro vocale per 8 minuti, o la psichedelia chitarristica di “Before the beginning”.
“The empyrean” è stato pensato come un concept album, ed è stato inciso nel corso di due anni. Ma ascoltandolo si ha la sensazione di entrare in un mondo a parte, più che in un racconto unitario. Un mondo dove le regole che conosciamo non valgono: è questo il bello e il limite di Frusciante, che a tratti sembra pazzo, a tratti un genio. Ascoltando questo album, si propende comunque decisamente per la seconda opzione.


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