Non è l'unica cosa ambiziosa di questo terzo lavoro degli Snow Patrol, band irlandese giunta al nuovo album dopo i botti dei due dischi precedenti, milionate di copie vendute tra America e Inghilterra. Ambiziosa è la suite finale, “Lightning strikes”, 16 minuti fatti di canzoni montate assieme, quasi a voler dimostrare che il gruppo sa sperimentare, oltre a scrivere canzoni pop-rock. A leggere la stampa estera, il gruppo ha l'ambizione di arrivare a livello di U2, Radiohead e Coldplay.
Alle nostre orecchie vergini e con meno pregiudizi dettati da successi precedenti, che da noi non si sono avverati, questa ambizione “da stadio” può anche non emergere. “A hundred million suns” è signor disco di brani dal tono un po' epico, ma fatto di un suono chitarroso che da noi fa più fatica ad attaccare, soprattutto con le radio.
E' un album che suona bene, benissimo (il produttore Jacknife Lee, esploso con gli Snow Patrol, si è fatto un nome con Editors e R.E.M.), fatto di canzoni dirette e ben scritte senza sembrare troppo plasticose. Insomma un gran disco di buon rock contemporaneo, con singoloni come “Take back the city”, e brani scritti e come Dio comanda come “If there's a rocket tie to me it”.
Ma insomma: ce ne fossero di gruppi come gli Snow Patrol, che sono decisamente meno freddi di tanti pseudo new-wave rockers, e in questo tradiscono la loro origine irlandesi; forse in questo, solo in questa passionalità, assomigliano davvero agli U2.