Vinicio Capossela - DA SOLO - la recensione

Recensione del 22 ott 2008 a cura di Gianni Sibilla

“Disco per piano e strumenti inconsistenti”, dice il sottotitolo di “Da solo”: la frase è tipica espressione del mondo retrò e un po' sconclusionato a cui ci ha abituato negli ultimi anni Vinicio Capossela.

Ma il sottotitolo non rende giustizia alla bellezza di questo lavoro, che inizia laddove finiva “Ovunque proteggi”, ultimo album di studio di inizio 2006. “Da solo” è chiaramente diverso dal bestiario musicale che era quell'album, ma ha molto in comune con la title-track: è un album di ballate, o meglio di inni, centrati sul pianoforte e su coloriture sonore varie che completano le canzoni, ma rimanendo sullo sfondo, in un orizzonte di suoni spazioso, pieno di aria. Capossela non rinuncia a divertirsi con la musica, come nella marcetta “Una giornata perfetta”, o nel finale de “Il gigante e il mago”, che ci riportano il cantautore più divertente e divertito che tutti conosciamo.
Ma la vera protagonista di di questo album è la voce di Capossela, e con essa le parole e le storie che racconta: storie che parlano di clandestini, di America, di strani personaggi come è lecito aspettarsi da un autore con un immaginario così vivace come il nostro.
La verità è che “Da solo” è il disco che sancisce la definitiva maturità di questo artista, che ha saputo fare un lavoro “a tema”, senza perdere la propria identità, ma anche sapendola declinare in canzoni delicate e stupende. Meglio soli che male accompagnati, si dice, ma anche da solo Capossela sa farsi accompagnare al meglio.


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