Oasis - DIG OUT YOUR SOUL - la recensione

Recensione del 08 ott 2008 a cura di Gianni Sibilla

Gli Oasis sono il sogno di ogni giornalista: hanno sempre la battuta pronta, il "gancio" per un titolo. Quando, qualche giorno fa, Liam è passato a Milano a presentare il nuovo album “Dig out your soul”, ha detto che è stato inciso “sotto l'effetto della gazzosa”. Una boutade, ma non troppo, in risposta a chi gli ricordava il ruolo svolto dagli stupefacenti nella prima fase della carriera della band.

Ora gli Oasis sono puliti, sembra dire il cantante, ma non rinunciano a giocare. “Dig out your soul” è davvero un disco alla gazzosa: spumeggiante, ma con un retrogusto amaro che non convince fino in fondo. E' volutamente un album meno diretto di “Don't believe the truth”, non ha il singolone alla “Lyla” - anche se “The shock of lightining” è un buon candidato – ed forse altrettanto ambizioso. Tanto l'album del 2005 sembrava un tentativo – riuscito – di affermare il proprio ruolo nel panorama "stadium-rock" contemporaneo, quanto questo sembra voler dire, “ehi, noi siamo quelli che sanno anche sperimentare”.
Ha detto una cosa interessante, Liam, nella conferenza stampa: per lui i Coldplay sono vecchi, sono come Sting. Vero o no che sia, è comunque interessante notare come gli Oasis facciano di tutto per sembrare giovani, diversi, per allontanarsi da un'idea tutta loro di rock troppo facile e consolatorio. In questa chiave va letto “Dig out your soul”, con le sue canzoni più “psichedeliche”, ovvero con intermezzi strumentali più lunghi e dilatati che in passato, anche se la loro durata raramente supera i 4 minuti.
Il tentativo è apprezzabile, il risultato è inevitabilmente un po' meno compatto che in passato, anche se i fratelli Gallagher rimangono dei maestri nel costruire muri di suono o melodie tipicamente “brit” (come l'omaggio di Liam a Lennon, “I'm outta time”). In questo giustificano appieno il loro status, sia che usino le droghe, sia che preferiscano la gazzosa.

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