Diamond ci riprova, con lo stesso team, e lo stesso concetto. A differenza della serie di Cash, le canzoni non sono né di repertorio, né cover, ma nuove. E, certo, a Diamond manca quell'aura da personaggio maledetto. Ma il gioco funziona, eccome: Rubin è un mago della produzione, il suono di questo disco è pulito, cristallino, essenziale. Merito anche della band, composta per metà degli Heartbreakers di Tom Petty, Mike Campbell (chitarre) e Benmont Tench (tastiere).
Poi c'è la voce di Diamond, e ci sono le canzoni, davvero notevole. Sono anch'esse meno “maledette” di quelle dell'uomo in nero. Ma il punto è che Diamond è diverso, ed è diversamente grande, soprattutto nelle ballate (un capolavoro “Another day”, cantata in duetto con Natali Maines delle Dixie Chicks, ma anche in quelle più ritmate (e dire che non c'è batteria).
Nel frattempo, questo disco è finito al primo posto delle classifiche americane. Insomma, giustizia è fatta: Sia quella discografica, sia quella musicale, che restituisce a questo talento la dimensione che merita.