Neil Diamond - HOME BEFORE DARK - la recensione

Recensione del 21 mag 2008 a cura di Gianni Sibilla

Qualche anno fa, il ritorno sulle scene di Neil Diamond fu uno degli eventi musicali più attesi: uno dei cantautori più bravi ma melensi della canzone americana sottoposto alla “cura Rick Rubin”, quella che rivitalizzò la carriera di Johnny Cash: musica spogliata da ogni orpello, incisa con musicisti di calibro. “12 songs” era un gran disco, ma la festa venne rovinata da uno dei tanti suicidi commerciali commessi dalla discografia in questi anni: il famigerato “Sony rootkit”, un codice anticopia inserito nei CD dalla multinazionale, che però non solo impediva la duplicazione ma danneggiava anche i computer. La questione sollevò un polverone, e il disco di Diamond venne ritirato dal mercato, ristampato e reimmesso sugli scaffali. Ma il danno era fatto.

Diamond ci riprova, con lo stesso team, e lo stesso concetto. A differenza della serie di Cash, le canzoni non sono né di repertorio, né cover, ma nuove. E, certo, a Diamond manca quell'aura da personaggio maledetto. Ma il gioco funziona, eccome: Rubin è un mago della produzione, il suono di questo disco è pulito, cristallino, essenziale. Merito anche della band, composta per metà degli Heartbreakers di Tom Petty, Mike Campbell (chitarre) e Benmont Tench (tastiere).
Poi c'è la voce di Diamond, e ci sono le canzoni, davvero notevole. Sono anch'esse meno “maledette” di quelle dell'uomo in nero. Ma il punto è che Diamond è diverso, ed è diversamente grande, soprattutto nelle ballate (un capolavoro “Another day”, cantata in duetto con Natali Maines delle Dixie Chicks, ma anche in quelle più ritmate (e dire che non c'è batteria).
Nel frattempo, questo disco è finito al primo posto delle classifiche americane. Insomma, giustizia è fatta: Sia quella discografica, sia quella musicale, che restituisce a questo talento la dimensione che merita.

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