Ben venga, allora questa ventata di celebrazione della band di Ian Curtis, suggerita dall'uscita del film “Control”, diretto dal fotografo Anton Corbjin e ispirato dalla biografia della moglie Deborah. Una ventata che prevede una colonna sonora e la ripubblicazione dei due dischi “veri” della band – questo “Unknown pleasures” (1979) e “Closer”, pubblicato pochi mesi dopo il suicidio di Curtis nel maggio 1980 – più “Still”, raccolta di rarità e amenità varie del 1981.
In realtà, non si è mai smesso di celebrare Curtis, perché come per ogni icona che si rispetti sono fioccate le raccolte, i box, le biografie e gli articoli. Per Curtis il discorso è ancora più accentuato: la sua voce apparentemente monocorde e i suoi testi introspettivi non hanno mai smesso di ispirare qualsiasi tipo di tributo. Qui siamo di fronte al progetto di celebrazione più strutturato mai messo in piedi, ed è buffo (o brutto, fate voi), che tutto ciò avvenga mentre i suoi ex-compagni Bernard Sumner e Peter Hook litigano a mezzo stampa per dividersi quel che resta dei New Order, la band nata dalle ceneri dei Joy Division: così la colonna sonora di “Control” contiene quelle che probabilmente saranno le ultime incisioni assieme dei New Order, ma questa è un'altra storia.
Per capire la storia dei Joy Division bisogna invece partire da qua, da “Unknown pleasures”, dalla sua enigmatica copertina nera (firmata da Peter Saville, che segnerà l'immagine della band e dei New Order, con le sua grafica) e soprattuto dalla sua musica. Che oggi come allora è davvero grande, sia quando unisce il punk ai primi accenni di elettronica in “She's lost control”, sia quando indugia in atmosfere decadenti e opprimenti come in “Day of the lords” o “Candidate”: una musica davvero ancora attuale.
Queste ristampe, molto curate nell'estetica e nel packaging, poco aggiungono sul versante musicale, già ampiamente saccheggiato in passato. Così tutte includono un secondo CD con un concerto live del periodo. Quello di “Unknown pleasures” è un live alla Factory di Manchester del 1979, quelli di “Closer” e “Still” sono del 1980. L'operazione è filologicamente corretta, ma di scarso interesse in sé, perché si tratta di registrazioni amatoriali – qualità da bootleg, o poco più – e in un caso addirittura già pubblicate nel box “Heart and soul”.
Insomma: questo CD è da avere a tutti i costi. La scusa non è il materiale aggiuntivo, ma il disco in sé, la sua importanza storica e la sua bellezza ancora attuale.