Eddie Vedder - INTO THE WILD - la recensione

Recensione del 04 ott 2007 a cura di Gianni Sibilla

Un ragazzo di buona famiglia si laurea. Dice alla famiglia: per un po' non cercatemi, me ne vado a zonzo per l'America. Sembra una storia comune, un viaggio liberatorio prima di iniziare la vita vera. Invece il ragazzo si ribattezza “Alex supertramp”, e dopo vagabondaggi vari si ritira “Into the wild”, in un bus abbandonato nella foresta dell'Alaska. Dopo essere sopravvissuto per mesi in mezzo alla natura, alla fine muore di fame. Ma, dicono i reperti e il suo diario, muore sereno, perché ha cercato la sua strada, ha seguito la sua vocazione, fuori dalle regole della società. E' la vera storia di Chris McCandless, raccontata anni fa dallo scrittore Jon Krakauer in un libro diventato “di culto”. Sean Penn ha deciso di trasformarla in un film, convinto che la storia di questo ragazzo sia paradigmatica rispetto alle storture della società moderna.

Il primo disco solista del cantante dei Pearl Jam è la colonna sonora di questo film: 11 canzoni in cui sembra di sentire la voce di McCandless attraverso quella di Vedder. Se seguite i Pearl Jam sapete come Vedder sia in grado di toccare le corde emozionali giuste quando canta, e qua ci riesce appieno.
“Into the wild” è un disco che, se staccato da tutto questo, può sembrare strano. Non è una colonna sonora tradizionale – gli inserti strumentali sono ridotti – ma neanche un disco di canzoni vere: ogni tanto si tratta di brevi “canzoni-bonsai”, dall'atmosfera per lo più rilassata. Ogni tanto di canzoni vere e proprie, come “Hard sun” (una cover di un musicista di Seattle chiamato Gordon Peterson), che è un capolavoro. Ma tutto ha un senso, qui dentro, e niente suona incompiuto, anzi ogni brano sembra perfetto nella forma che ha.
Forse questo disco potra essere vista come l'ennesima pubblicazione legata ai Pearl Jam, ma in realtà è una cosa diversa. Una cosa fatta con cura, forse piccola, ma a modo suo è una piccola magia.

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