Artisti Vari - DREAMGIRLS - MUSIC FROM THE MOTION PICTURE - la recensione

Recensione del 21 feb 2007 a cura di Gianni Sibilla

Le strade della musica e quelle del cinema hanno percorsi che sembrano incrociarsi. Ma in alcuni casi è solo apparenza che cela divergenze davvero grandi. Prendete le nomination agli Oscar, per le miglior canzoni originali: hanno spesso premiato grandi artisti (da Springsteen a Dylan), qualche volta anche con canzoni non degne della fama dell'artista. Ci sono grandi nomi abbonati alla nomination (come Randy Newman, in lizza ancora una volta quest'anno), poi saltano fuori nomination a canzoni che uno che segue la musica e non il cinema non ha mai sentito. E ci sono nomination che un appassionato musicale non capisce: come le 3 che ha guadagnato questo disco, la colonna sonora di “Dreamgirls”, altro esempio di come la musica e il cinema abbiano canoni e strategie diverse.

Il film – non è certo questa la sede per giudicarlo – è un musical in scena a Broadway da diverso tempo, che favoleggia su un trio di cantanti nere alla ricerca del successo negli anni 1960, ricalcando l'ascesa di Diana Ross.
Inevitabile che, visto il film, qualcuno si voglia portare a casa la colonna sonora. Comprensibile premiare le canzoni, visto il successo che il film sta avendo. Ma se uno ascolta il disco in quanto tale, dal solo punto di vista musicale, l'operazione è davvero discutibile. Le canzoni sono originali e sono cantate soprattutto dall'ormai inarrestabile Beyoncé, da Jennifer Hudson (una venuta fuori dal reality musicale “American Idol”, che in patria è un vero successo da tempo), da Jamie Foxx (già apprezzato nel bio-pic su Ray Charles) e da un insospettabile Eddie Murphy.
Ma quello che viene fuori è un pastrocchio, un pessimo esercizio di stile sulla musica nera degli anni '60, che era e rimane grande, ma che qua viene resa nei suoi peggiori stereotipi, riprodotti per strappare la lacrima e l'applauso: l'orchestrazione enfatica, l'acuto, e così via. Ha tanti difetti, questo disco: i dialoghi delle canzoni che in alcuni momenti entrano sulle canzoni; la lunghezza (20 brani, e per i masochisti esiste pure una versione in doppio CD). Ma il difetto peggiore di questo disco è quella patina dorata e perfetta che ammazza l'anima (“soul”, appunto) che la musica black, sopratutto quella Motown, ha sempre avuto. Inutile citare esempi, ma il consiglio è quello di andarsi a prendere i dischi orginali delle Supremes. Poi è probabile che queste canzoni vincano l'oscar (è statistica: 3 nomination su 5 di quest'anno arrivano da questo film). Ma, se accadrà, non aggiungerà nessun valore artistico/musicale a questo disco, che è niente di più che un souvenir del film. Una colonna sonora può essere anche solo questo, ma una buona colonna sonora è anche un buon disco, e questa non lo è.


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