Gennaro Cosmo Parlato - REMAINDERS - la recensione

Recensione del 24 gen 2007 a cura di Gianni Sibilla

“Che cosa c'è di strano” era stata una delle operazioni più spiazzanti del 2005: rifare trucco e parrucco a brani italiani degli anni '80, riarrangiarli completamente, tirare fuori la loro anima "trash" (dove questa parola non ha una connotazione negativa, anzi). Il tutto grazie all'immaginazione vocale e all'immaginario gaio di un personaggio
sui generis come Gennaro Cosmo Parlato. E, oltre al disco, non concerti ma uno spettacolo teatrale.
Un'operazione riuscita, anche se con già qualche limite: le canzoni sono belle e divertenti se prese a piccole dosi, ma ascoltando tutto il disco il rischio è la stucchevolezza.
Un'operazione riuscita chiama una seconda puntata, ed eccola: si intola “Remainders”, come i libri fuori catalogo svenduti a metà prezzo, porta la voce di Cosmo parlato a confrontarsi con brani in svendita dalla musica degli anni '80, ma questa volta è quella straniera.
La tracklist è impressionante, per chiunque mastica la musica di quel periodo: ci sono i classiconi da classifica - altro che "Remainders" - da “The final countdown” degli Europe a “Don't you” dei Simple Minds. C'è qualche concessione ai numi tutelari dell'immaginario gay (da “You spin me round” dei Dead or Alive, ai Culture Club di “Victims”), ma nella maggior parte dei casi il gioco è proprio prendere canzoni che con quell'immaginario non c'entrano niente, stravolgerle e giocarci sopra: il trattamento che ricevono “Video killed the radio star” dei Buggles (trasformata in un'operetta vocale) o “Material girl” (che diventa una rumba) è esemplare.

I problemi di “Remainders” non arrivano di certo dal repertorio, davvero ben scelto, e neanche dagli arrangiamenti delle canzoni, belli e originali. I problemi arrivano da due fronti, uno “vecchio” e uno “nuovo”. Quest'ultimo è la pronuncia inglese di Cosmo Parlato che è colastica e non rende giustizia alle parole delle canzoni. Potrebbe essere una scelta voluta per accentuare l'aspetto trash, ma anche se fosse così mi sembra fastidiosa (come per esempio lo era, involontariamente, nel bel tributo di Mina a Frank Sinatra dell'anno scorso). Il problema per così dire “vecchio” è la stucchevolezza: 23 canzoni sono davvero tante, anche se molte sono attorno ai 2 minuti: difficilmente si arriva alla fine del disco.
Insomma, l'operazione di Gennaro Cosmo Parlato è una bella idea in generale, ed ha belle idee nello specifico delle singole canzoni, anche in questo “Remainders”. Onore al merito, ma forse ancora una volta vale il consiglio che Rockol diede per “Che cosa c'è di strano”: da prendere a piccole dose, a maggior ragione nel caso di “Remainders”, che soffre della mancanza dell'effetto sopresa.

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