Black Crowes - THE LOST CROWES - la recensione

Recensione del 03 dic 2006 a cura di Gianni Sibilla

C'è chi dice che i Black Crowes siano stati tra le migliori band di rock americano degli anni '90, se non la migliore. Una fama costruita con una manciata di dischi sporchi e passionali, a metà tra gli Stones di “Exile on main street” e il southern rock, e grazie ad un'immagine retrò e trasgressiva: due fratelli in perenne lite, ma capaci di scrivere grandi canzoni.

Queste dinamiche hanno portato i Crowes alla deriva a fine decennio, e solo da poco la band si è rimessa in pista, a fatica: molti concerti, qualche bootleg “ufficiale”, un DVD (“Freak 'n' roll”, vedi l'apposita sezione di Rockol), recentemente pubblicato anche in CD. Ora questo “Lost Crowes”, ma di materiale nuovo nessuna traccia.
Non se ne sente la mancanza, finché dagli archivi salta fuori materiale come questo: "The lost Crowes, un doppio album che contiene essenzialmente il materiale relativo alle sessioni di "Tall" del 1993 e di "Band" del 1997, due dischi che, per vari motivi, seppure praticamente completati non giunsero mai sul mercato. Una decisione inspiegabile, vista la qualità del materiale che ora finalmente vede la luce.
Buona parte del materiale di “Tall” è poi finito su “Amorica”, terzo disco della band, forse il più bello: così chi conosce i Crowes già ama capolavori come il trittico di ballate “Wiser time”, “Cursed diamond” e “Non fiction”, qua presenti in versioni più grezze, ma non meno belle. Ci sono molti inediti, su tutte la conclusiva “Thunderstorm 654”, ma si vede che la band aveva già capito dove andare a parare in questi brani, trovando una via di mezzo tra l'eredità rollingstoniana del primo disco e quella “sudista” del secondo.

“Band”, invece, è stato registrato sull'onda dell'entusiasmo del tour seguito a “Three snakes and one charm” (1996), ma sul disco successivo “By your side” non ne rimase traccia. Anche in questo caso, un peccato: si tratta di materiale grezzo, ma di una band che ha fatto di questa caratteristica sonora un suo marchi di fabbrica non è un problema, anzi.
Insomma, “The lost crowes” è una bellissima operazione d'archivio, molto gradevole anche nel packaging (anche se le note potevano contenere qualche dettaglio in più, soprattutto nel caso di “Band”). Non il solito cofanetto di inediti (i Crowes hanno già dato, in questo campo), ma due dischi fatti e (quasi) finiti: una chicca per i fan, un'occasione per gli altri per scoprire del gran rock americano.

Vai alle recensioni di Rockol

rockol.it

Rockol.com s.r.l. - P.IVA: 12954150152
© 2025 Riproduzione riservata. Rockol.com S.r.l.
Privacy policy

Rock Online Italia è una testata registrata presso il Tribunale di Milano: Aut. n° 33 del 22 gennaio 1996