Una volta, le case discografiche potevano decidere che un disco non aveva mercato da noi, e semplicemente non lo stampavano. Chi lo voleva, lo andava a cercare d'importazione, spesso pagandolo degli spropositi (e sentendosi magari anche un po' gratificato per la “caccia al tesoro”). Oggi invece, semplicemente, lo si rende disponibile in forma digitale, senza stamparlo e abbattendo così i “costi vivi”.
“Okonokos” rischia di essere uno dei dischi del 2006. Chi ha visto i My Morning Jacket aprire per i Pearl Jam nella recente tournée italiana non può non essere stato colpito da questa band, che mischia rock e le jam strumentali, senza rischiare di essere pallosi come molte “jam band”. Ora questo disco riproduce la magia del concerto. Certo: è molto lungo (21 canzoni) ma visto che si può acquistare pezzo a pezzo iniziate da queste: “Wordless chorus”, “It beats 4 u”, “Gideon ”, “One big holiday” (le prime 4) e “Off the record”. Vorrete subito il resto.
Solo un'altra band americana è in grado di creare lunghe strutture musicali elettriche che prendono l'ascoltatore, lo avvolgono e lo ipnotizzano in questo modo: i Wilco. Come la band di Jeff Tweedy, i My Morning Jacket uniscono un impianto tradizionale (a tratti, soprattutto nella voce, ricordano la Band, di cui hanno da poco inciso “It makes no difference”) con una vocazione più sperimentale. Ma sono meno “roots” e decisamente più rock, anche con qualche deviazione nel reggae come appunto “Off the record”, e con qualche puntata nella psichedelia.
Ma non spaventatevi, e andatevi ad ascoltarvi “One big holiday”, con quell'arpeggio di chitarra che si apre in un rock davvero trascinante. Un piccolo grande capolavoro, per la forza della canzone e della performance live, come tutto questo album.