Cardigans - SUPER EXTRA GRAVITY - la recensione

Recensione del 22 nov 2005 a cura di Gianni Sibilla

Fare rock è una questione di credibilità, è una strada a senso unico. E’ difficile farlo dopo essere passati al pop, o dopo essere emersi grazie ad una “canzoncina”. E’difficile mischiare le carte in tavola, fondendo generi che nella concezione generale devono rimanere distanti. Si può pure essere bravi, ma poi non si è credibili, appunto. Perché quello del rock è spesso un “ghetto” intransigente, in cui si è autentici o non si è, e il passato non viene mai perdonato.

Il caso dei Cardigans è significativo. Sono bravi, ma come fai ad immaginarteli con le chitarre in mano, dopo che sono nati ed emersi come gruppo pop, che puntava (quasi) tutto sull’immagine e sulla voce sexy della biondina svedese Nina Persson?
Peccato che la Persson non sia una pin up, come ha spesso tentato di farci credere. Sa scrivere belle canzoni, la sua voce è sexy come quella di Sheryl Crow (lei è credibile perché americana?), frequenta pure gli ambienti giusti, come dimostrava quel bel progetto "laterale" che rispondeva al nome di A Camp, realizzato con Mark Linkous degli Sparklehorse.
Già nel precedente “Long gone before daylight” i Cardigans avevano provato a cambiare direzione in questo senso, finendo per scontentare tutti: un pregevole esempio di soft-rock in stile west-coast indigesto sia a chi voleva canzoncine pop come “Lovefool”, sia chi il rock lo vuole solo ascoltare dai legittimi proprietari terrieri.
Hanno un bel coraggio, i Cardigans, perché hanno scelto di continuare su quella strada con questo “Superextragravity”. Almeno parzialmente, perchè l’iconografia rimanda al pop, con la Persson sdraiata in copertina come una bambola.

Anche la musica mischia le carte in tavola: 11 belle canzoni che giocano tra rock e pop. Più rock del disco precedente, in alcuni frangenti: le chitarre sono elettriche e ben in evidenza. Il singolo “I need some fine wine and you, you need to be nicer” è un bell’esempio – oltre che di inventività nel titolo – di suono compatto da radio FM americana. “In the round” cita Lou Reed nel riff, “Godspell” gioca con il power-pop/rock alla R.E.M., mentre l’arpeggio che apre il disco “Losing a friend” cita 30 anni di ballate americane… Funzionano meglio sul lento , i Cardigans, perché sulle ballate la voce sinuosa della Persson è più a suo agio che sul veloce, che richiede un’aggressività interpretativa che lei non ha. Ma “Superextragravity” è un disco che funziona. Forse un po’ meno del predecessore; forse paga le concessioni al pop, sia musicali sia visive; concessioni che dimostrano diverse cose, solo apparentemente in contraddizione: l’ambizione di tenere i piedi in due scarpe, magari perché l’esperimento non esattamente “di successo” del disco precedente li presumibilmente ha scottati un po’. Oppure solo un’ecletticità che, dal punto di vista creativo, non può che essere meritoria.

Quale pubblico ci può essere per questa musica? Chi può dirlo, se solo le radio fossero un po’ meno “formattizzate” qua ci sarebbe pane per chi avesse voglia di suonare musica piacevole ma non banale.

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