Ryan Adams - ROCK N ROLL - la recensione

Recensione del 07 nov 2003 a cura di Gianni Sibilla

I peccati di certi musicisti si possono perdonare solo se fanno grandi dischi, e questo è sicuramente il caso di Ryan Adams.
Il peccato di questo scavezzacollo del rock americano è di essere ipercinetico, iperproduttivo e, francamente, un po’ troppo pieno di sé nel modo di porsi al pubblico e ai media. Adams è uno che dall’acclamato “Gold” – che fu anche disco dell’anno per la Redazione di Rockol nel 2001- non è riuscito a stare fermo. Ha iniziato diversi progetti, spesso senza mai portarli a termine. Ha collaborato con mezzo mondo. Si è perso nella sua iperproduttività, nella sua incapacità a stare fermo fino a far perdere anche i suoi stessi ascoltatori. E l’uscita di questo nuovo disco – presentato come “il seguito ufficiale di ‘Gold’ ” – lo dimostra. In contemporanea viene pubblicato l'EP "Love is hell pt.1", che contiene la prima metà di un altro disco; la seconda metà verrà pubblicata il dicembre successivo, sempre sotto forma di EP; e si parla di 14 canzoni varie da usare come b-side… Insomma, si fa davvero fatica a stargli dietro.

Però poi si ascolta “Rock n roll”, e ogni dubbio scompare. Anche quello di un titolo così altisonante e, se vogliamo, pure un po’ arrogante. Perché questo disco è esattamente quello che promette: 14 canzoni che viaggiano tra gli Stones e i Replacements, chitarre elettriche che viaggiano, melodie che funzionano... “Lasciatemi cantare una canzone che non è mai stata cantata prima”: sono le prime parole, quelle di “This is it”. E invece Ryan Adams ammicca qua e là, gioca a rimpiattino citando colleghi presenti (il titolo di questa canzone ricorda quello del disco degli Strokes, che si vocifera Adams abbia reinciso per intero – vedi news) e passati (date un’occhiata alla tracklist e ci troverete parafrasi di titoli famosi…). Ma soprattutto scrive grandi canzoni che forse non inventano nulla, ma a loro modo sono perfette nel rielaborare un genere, quello del rock elettrico anglosassone. Ecco, in questo disco manca il Ryan Adams “balladeer”, che compare solo nella pianistica e delicata title track (“Tutti sono ‘cool’ a suonare rock ‘n’ roll, io non mi sento 'cool' per niente": ehi, Ryan, ci stai prendendo in giro?). Però quello lo potete riascoltare negli EP di “Love is hell” (vi consigliamo la bella e delicata cover di "Wonderwall" degli Oasis). E poi, finche Ryan Adams fa dischi così, può continuare a comportarsi come gli pare…


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