Placebo - SLEEPING WITH GHOSTS - la recensione

Recensione del 26 mar 2003 a cura di Gianni Sibilla

“Start again, start again”. “Ricominciare, ricominciare”: queste le parole che Brian Molko ripete quasi ossessivamente in “English summer rain”, seconda traccia (la prima cantata, dopo lo strumentale iniziale) di “Sleeping with ghosts”.

Il quarto album del gruppo inglese è appunto, una sorta di nuovo inizio, ed è ovvio pensare che quelle parole non siano state messe a caso lì, all’inizio. I Placebo sono delle rockstar che hanno rischiato di rimanere senza ciò che si confà a questo status, una platea degna. Uno dei ricordi più vivi che abbiamo di loro è la performance sul palco di Sanremo 2001: in un periodo difficile, in cui “Black market music” probabilmente non stava riscuotendo i consensi che ci si aspettava dopo il successo di “Without you I’m nothing” e di fronte ad una platea che non c’entrava nulla con la loro musica, i Placebo si esibirono in un rito distruttivo; Molko sfasciò la chitarra sul palco dell’Ariston sotto gli occhi della straniata valletta Megan Gale. Come delle rockstar, appunto, che improvvisamente realizzano di essere intrappolate in un meccanismo più grande di loro, e cercano di liberarsene come possono.
Ora i Placebo sono tornati alle loro origini, per cancellare quella fase non felicissima. E le origini sonore quelle di una musica bella e maledetta, anzi malata ed un po’ morbosa. Canzoni secche, irregolari, in certi casi volutamente fastidiose, ma che ti avvolgono e ti fanno scendere in una “Downward spiral”, per dirla alla Nine Inch Nails, dalla quale è difficile uscire.

Per la cronaca, “Sleeping with ghosts” ha come evidente novità un uso più marcato dell’elettronica, in diverse occasioni. Ma la novità vera è un’altra. L’attitudine, che sembra quella giusta: quella di un gruppo rock, non quella di rockstar fine a se stesse. Questa attitudine e si constata in canzoni quasi perfette, in chitarre taglienti, in frasi “ad effetto” quanto mai pertinenti (come quella “proteggetemi da quello che voglio” del penultimo brano, che da sola racchiude una filosofia di vita). In sostanza, “Sleeping with ghosts” è un disco a fuoco, piacevole e sgradevole contemporaneamente, ma che difficilmente lascerà indifferenti: esattamente quello che dovrebbe essere il rock.

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