Lauryn Hill - MTV UNPLUGGED - la recensione

Recensione del 24 mag 2002 a cura di Gianni Sibilla

Ci sono voluti quattro anni per dare un seguito a “The miseducation of Lauryn Hill” (che aveva venduto ben 12 milioni di copie). Ma il nuovo disco della cantante è quanto di più lontano si possa immaginare dal suo esordio solista post-Fugees. Niente hip-hop/soul, o nessuna rivisitazione acustica di un repertorio consolidato, come potrebbe suggerire il titolo.

Effettivamente si tratta di un disco dal vivo, effettivamente è stato registrato nella nuova serie della fortunata trasmissione di MTV. “Unplugged” consta di 13 canzoni nuove – 11 originali e due cover: “So much things to say” di Marley e il traditional “The conquering lion” - disposte su due dischi. Suonate con la sola chitarra acustica. Insomma, una mossa che in termini di music business è una sorta di suicidio commerciale.
Ma questa è Lauryn Hill nel 2002: stufa di cantare “Baby baby baby” per l’ennesima volta, come spiega lei stessa in una delle numerose chiacchierate con il pubblico che inframezzano le canzoni; una che si è sentita “Bloccata in un sistema che ti succhia il sangue”, come canta in “Mr. Intentional”. Un’artista che ha reagito con un disco che è una testimonianza, più che un album. La testimonianza fedele di un concerto, senza editing o overdub, e la testimonianza di un periodo difficile, di sovraesposizione ai media e al pubblico. Forse il momento più toccante dell’intera raccolta è il pianto durante “I gotta find peace of mind”, un titolo che è tutto un programma.
Fatta questa premessa, “Unplugged” è un disco che si fa apprezzare più teoricamente che in pratica. Le canzoni sono belle, l’interpretazione vocale è da brivido, spesso anche per le piccole imperfezioni che la rendono “vera”. Discorso diverso per la parte musicale: la chitarra è suonata dalla stessa Hyll in modo un po’ artigianale, basato molto sulla dimensione ritmica. Anche questo fa parte della dimensione “reale” della situazione; ma, alla lunga, appiattisce le canzoni. E se è vero che era impossibile omettere i vari monologhi, fondamentali per comprendere la situazione, globalmente minano un po’ la piacevolezza di una performance comunque di valore.
Insomma, un disco meritorio e coraggiosissimo, anche solo per il modo in cui un’artista sfida a testa alta le convenzioni dell’industria. Peccato però che il CD sia pieno di indicazioni “will not play on PC/MAC” -la scritta che segnala che i lettori dei computer casalinghi non possono leggere il supporto, per evitare le copie pirata- che riportano anche questo disco alla dura realtà del music business…

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