La scelta dell’album perfetto di Neil Young implica una domanda di fondo: elettrico o acustico? Lunghe schitarrate e assoli o atmosfere malinconiche e melodiche? Insomma, “Everybody knows this is nowhere” o “Harvest”? Il rocker canadese ha saputo trovare una via di mezzo tra le sue due opposte anime, quel “After the gold rush” uscito nel 1970, giusto a metà tra i due capolavori citati. Ma un punto a favore di questo “Harvest”, quarto disco solista uscito nel 1972, rimane indiscutibile: è con la chitarra acustica in mano che Young ha riscosso i maggiori successi di pubblico.
“Harvest”, con le sue ballate, rappresenta il vertice di un tipo di scrittura a cui Young tornerà spesso. Canzoni imbevute nella tradizione folk e country (“Harvest” e “Heart of gold”), blues (“Are you ready for the country”), ma spesso rilavorate con arrangiamenti anche complessi, come dimostra l’orchestra di “A man needs a maid” e “There’s a world”, entrambe prodotte da Jack Nitzsche. Solo due episodi, “Alabama” e “Words” presentano chitarre elettriche.
Le canzoni, per lo più, parlano semplicemente d’amore, con alcune vistose eccezioni, come il capolavoro assoluto di questo lavoro: “The needle and the damage done”, straziante racconto di un amico che si sta perdendo nella droga: “Ho visto l’ago e il danno subito, ce n’è una parte in tutti noi, ma ogni drogato è come un sole al tramonto”.
Young tornerà spesso a queste atmosfere, si diceva: nel 1992, a 20 anni esatti dall’uscita di “Harvest” esce il suo ideale seguito. L’ultimo lavoro di studio del Nostro, “Silver and gold” è un altro disco acustico. Certo è che, in questo settore della produzione del cantante, le vette di “Harvest” non verranno mai più raggiunte.
Tracklist:
“Out on the weekend”
“Harvest”
“A man needs a maid”
“Are you ready for the country”
“Old man”
“There’s a world”
“Alabama”
“The needle and the damage done”
“Words (beetwen the lines of age)”