Black Sabbath - REUNION - la recensione
      
    
      Recensione del
        29 ott 1998            
    
    
            
   
  
      Dopo greatest-hits, compilations e "Best of" assortiti l’unica domanda è: abbiamo 
davvero bisogno di questo CD? Rispostaper i blandamente interessati: no. Per tutti 
gli altri è un "sì" colossale. A quasi 20 anni dallo "split" questo doppio album documenta le due magiche sere del dicembre ‘97, quando i Black Sabbath, in line-up degli esordi, si sono finalmente riaffacciati al pubblico di Birmingham, la loro città natale. Mollandogli in faccia badilate di potenza rock che ancora sono lì a girare come tornelli del metrò. Dopotutto a chi mai gliene è fregato niente di Eric Singer o Bev Bevan? El pueblo, unido, voleva Ozzy-Tony-Geezer-Bill. E così è stato, amen. I quattro, di nuovo assieme metallicamente, hanno infuocato i sedicimila della NEC Arena della dura città delle Midlands inglesi. Alla fin della fiera, i pezzi
che dispiegano l’intera e smargiassa potenza di fuoco dei Sabs sono sempre i soliti quattro; però, raga, che roba. Avranno pure due secoli in quattro, Bill Ward sembra un pensionato che va a dar da mangiare ai piccioni, ma il fuoco è ancora lì. Ecco quindi una "Sabbath bloody Sabbath" da far headbangare un paralitico, una "Paranoid" che farebbe resuscitare Lazzaro e pogare gli storpi, una "Black Sabbath"
da sette minuti e mezzo che a distanza di quasi trent’anni mantiene intatte le sue psicosi malate, tra campane funebri e la rutilante chitarra di Iommi, ed una "War pigs" con un commovente pubblico al controcanto: monumentale, torreggiante, tonitruante.
    
    
Tracklist:
"War pigs"
"Behind the wall of sleep"
"N.I.B."
"Fairies wear boots"
"Electric funeral"
"Sweet leaf"
"Spiral architect"
"Into the void"
"Snowblind"
"Sabbath bloody Sabbath"
"Orchid/Lord of this world"
"Dirty women"
"Black Sabbath"
"Iron man"
"Children of the grave"
"Paranoid"
"Psycho man"
    
    
"Selling my soul"