E' abitudine per gruppi o artisti che hanno lasciato alle loro spalle un lungo e glorioso cammino festeggiare il compleanno di un loro vecchio album pubblicando una ristampa più o meno corposa del disco in questione aggiungendo dei bonus più o meno inediti. Dieci anni fa, nel 2015, per festeggiare i quaranta anni del loro "Physical Graffiti", i Led Zeppelin pubblicarono una deluxe edition del disco con bonus e rarità come appunto si conviene in questi casi. Trascorsi altri dieci anni il sesto album della gloriosa band britannica di anni ne compie cinquanta, mezzo secolo. Ecco puntuale che giunge a noi la strenna celebrativa: un'edizione aggiornata del cofanetto del 2015 con l'aggiunta di qualche piccolo regalo. In realtà i cinquanta anni di "Physical Graffiti" vengono festeggiati con l'uscita di "Live EP", un disco in cui compaiono le registrazioni dal vivo di quattro canzoni contenute nell'album: "In My Time Of Dying" e "Trampled Under Foot" tratte dal concerto all'Earl's Court di Londra del maggio 1975, solo qualche mese dopo la pubblicazione di "Physical Graffiti", e "Sick Again" e "Kashmir" riprese dalle due esibizioni tenute al Knebworth festival del 1979. Quattro assolute primizie in formato fisico, ma non inedite poiché già pubblicate sul DVD 'Led Zeppelin' del 2003.
Energia e qualità
Nei trentacinque minuti di cui si compone "Live EP" ci si ritrova gioiosamente, una volta di più, una volta ancora, a verificare di cosa fossero capaci dal vivo (ma lo erano altrettanto in sala di incisione) i Led Zeppelin nel pieno della loro attività. Nelle versioni dilatate dei brani proposti in concerto si ritrovano tutte le peculiarità che hanno consegnato gli Zeppelin alla leggenda: dalla intoccabile voce di Robert Plant, alla perizia di Jimmy Page alla chitarra chiamato dal vivo a fare gli straordinari mitragliando riff e assoli, per non dire della solidità della batteria di John Bonham, coadiuvata impeccabilmente dal basso o dalle tastiere di John Paul Jones. Quindi, è un assoluto piacere riascoltare il lancinante blues "In My Time of Dying", il trascinante e ipnotico funky "Trampled under foot" in cui tastiere, chitarra e batteria si fondono in una corsa senza fiato che in concerto si allunga fino quasi a raddoppiare la sua durata originaria su disco, e ancora, il rock virato glam di "Sick again", canzone dedicata alle groupies del gruppo, e l'esotica e orientaleggiante "Kashmir", una delle vette compositive della band.
Cinquanta anni fa
Come detto in precedenza, "Physical Graffiti" era già stato omaggiato con dovizia una decina di anni fa, ora, per rendere onore ad uno dei doppi album più significativi della storia del rock che, nel 1975, raccolse e sublimò in quindici canzoni tutte le influenze musicali di una band - "Passa da un estremo all'altro, ma allo stesso tempo è chiarissimo che si tratta degli Zeppelin...", disse dell'album Robert Plant - con pochi eguali quanto a energia e qualità. "Physical Graffiti" ha compiuto cinquanta anni, li dimostra tutti, ma li porta sicuramente molto meglio di alcuni giovinastri che infestano le piattaforme digitali del nostro tempo.