Curcuma, fish and chips: il caleidoscopio sonoro di Ed Sheeran

La recensione di "Play", il nuovo album della popstar, che spazia dall'India alle sue radici.

Recensione del 12 set 2025 a cura di Mattia Marzi

Voto 7.5/10

«C’è un tempo per piangere e uno per piegarsi, c’è un tempo per resistere e uno per lasciarsi andare, un tempo per correre tra le braccia della speranza», canta Ed Sheeran nei versi di “Opening”, la canzone - dal titolo fin troppo didascalico - che apre il suo nuovo album “Play”. Chissà che non si sia lasciato ispirare da “C’è tempo” di Ivano Fossati, lui che ama così tanto l’Italia da decidere di acquistare nel nostro Paese pure una casa, nel borgo umbro di Paciano, dove scappa appena può staccare dalla routine dalla popstar. Ironia a parte, c’è un trasporto emotivo disarmante nel modo in cui il re mida del pop internazionale canta quei versi. Ma l’ideale ponte che collega l’incipit di “Play” agli ultimi due dischi del cantautore britannico “-“ e “Autumn variations”, dal mood più nostalgico e dalle sonorità più acustiche del solito, dura pochissimo. Al minuto 1.22 il pezzo diventa un’altra cosa: basta un beat e Ed Sheeran torna ad essere quello abituato a riempire le grandi arene. Si mette anche a rappare, come agli esordi, come ai tempi di “You need me, I don’t need you” e dintorni: «Non sono mai stato figo, ma non sono mai stato un fallito», rivendica. Verrebbe da abbracciarlo e dirgli: bentornato, Ed.

La nuova era discografica di Ed Sheeran

“Play” apre una nuova era della discografia del rosso cantautore di Halifax. Chiusa la pentalogia matematica 10 di “+”, “x”, “÷”, “=“ e “-“ e dopo essersi concesso la parentesi di “Autumn variations”, più un progetto parallelo che un disco ufficiale (come del resto lo fi anche “No. 6 Collaborations Project” del 2019), la voce di “Thinking out loud” apre con “Play” una quadrilogia in cui ogni disco avrà per titolo un simbolo multimediale: “Rewind” (ha detto che è praticamente un album gemello di “Play” e che uscirà entro il prossimo anno e mezzo), “Fast forward” e “Stop”, destinato, quest’ultimo, a mettere la parola fine alla sua carriera discografica (ma chi gli crede?). In “Play” Ed torna al “big pop”, per citare le sue parole, che lo ha reso un autentico fenomeno non solo discografico ma anche e soprattutto live (il “Mathematics Tour” conta ad oggi 6,8 milioni di presenze e si concluderà solo il prossimo 20 settembre): un cantautore, sì, ma con l’attitudine della popstar, il cui habitat naturale è il palco. Possibilmente quello di un grande stadio. Le sue canzoni piacciono a tutti: ai papà, alle mamme e agli zii, perché gli ricordano i cantautori che ascoltavano da ragazzi, da Cat Stevens a James Taylor (qui omaggia quelle ispirazioni con ballatone come “In other words” e “Camera”); ai più giovani perché sono la colonna sonora delle loro vite (con “Old phone” parla direttamente alla pancia dei trentenni come lui, preda di quella fase della vita in cui si realizza di essere diventati sufficientemente grandi per rimpiangere l’adolescenza - la canzone prende spunto dal ritrovamento di un vecchio telefono: Ed lo accende e viene travolto dai vecchi sms e dai video contenuti in quella capsula del tempo).

Dal pop indiano al soul

Lui che ha sempre avuto le antenne dritte - in “No. 6 Collaborations Project”, era il 2019, si fece produrre da Fred Again prima che il dj britannico diventasse un fenomeno cool - qui stizza l’occhio all’India, che da tempo si sta consacrando come l’El Dorado del pop: basti ascoltare “Azizam” e “Sapphire”, in cui fa convivere curcuma e fish & chips. “The vow” è una nuova “Thinking out loud”, in ritmo ternario: racconta una promessa d’amore. Considerando che nel Regno Unito si celebrano in media 220 mila matrimoni l’anno, gli darà soddisfazioni quanto a royalties. “A little more” è uno dei pezzi più irresistibili del disco: è un soul 3.0 che guarda al lavoro di Mark Ronson con Amy Winehouse. Dal vivo renderà tantissimo.

Un caleidoscopio di suoni

Pop, acustica, elettronica. Questi tredici brani sono un caleidoscopio in cui Ed Sheeran conferma di essere non solo un hitmaker nato, ma anche un musicista capace di spaziare con credibilità tra i generi: «Questo disco è un vero e proprio turbinio di emozioni dall’inizio alla fine, racchiude tutto ciò che amo della musica e del divertimento che essa procura, ma anche dove mi trovo nella vita come essere umano, partner e padre - spiega lui - più invecchio, più voglio semplicemente godermi le cose e assaporare i momenti folli e caotici della vita». Ma al di là dei suoni e delle ispirazioni, "Play" è prima di tutto un disco di grandi canzoni.

Tracklist

01. Opening (04:00)
02. Sapphire (02:59)
03. Azizam (02:42)
04. Old Phone (03:42)
05. Symmetry (02:48)
06. Camera (03:35)
07. In Other Words (03:42)
08. A Little More (03:12)
09. Slowly (03:21)
10. Don’t Look Down (03:37)
11. The Vow (03:32)
12. For Always (03:27)
13. Heaven (04:02)

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