C’è un’idea che attraversa tutta la carriera di Brian Eno, e che torna al centro del doppio progetto di due album "Luminal" e "Lateral": le forme e i suoni della musica sono fatte per essere manipolati e distorti, fino a creare qualcosa di nuovo e imprevedibile - a partire dalla durata e dalla struttura. Una musica che possa essere infinitamente lunga – come nei suoi lavori di generativi come quelli creati da applicazioni come Bloom – o brevissima come una canzone. Che possa prendere la forma della canzone, ma riscriverla ogni volta. E che serva non per sostenere un'idea, raccontare una storia ma per generare emozioni, coltivare un terreno della mente - come ha raccontato nell'intervista in tandem con Beatie Wolfe, l’artista con cui ha creato “Luminal” e “Lateral”.
I due album rappresentano le due anime di Eno: la canzone e l’ambient music. Ma a differenza di altri suoi progetti recenti – come il disco “Aurum”, pubblicato poche settimane fa in esclusiva per Apple Music – qui c’è un senso di compiutezza, di intenzione compiuta. “Luminal” è il disco più vicino alla forma canzone, cantato da Beatie Wolfe, in un gioco continuo tra sogno e inquietudine. “Lateral” è un viaggio ambient stratificato e cangiante, in cui Eno recupera la sua tradizione più sperimentale e immersiva, ma con una struttura più definita, ma che cambia a seconda del supporto: una traccia sola su CD, due - una per lato - sul vinile e otto movimenti per le piattaforme.
Il percorso che ha portato alla nascita di questi due lavori è raccontato nell'intervista di Rockol con Eno e Wolfe: tutto parte da una comune attenzione al cambiamento climatico, che li ha portati a collaborare per la prima volta in occasione di una conferenza al SXSW, poi selezionata come una delle più significative degli ultimi 25 anni. Da lì è iniziato un percorso comune che ha unito le rispettive ricerche artistiche in campo visuale e sonoro, fino a questo doppio progetto discografico.
In “Luminal”, le undici tracce sembrano disegnare un flusso emotivo di stati d'animo, che prescindono dalle storie e dalle parole, canzoni sospese tra tastiere e chitarre, che i lavori solisti di Eno in questo campo, ma filtrate attraverso la sensibilità contemporanea di Wolfe. “Lateral”, invece, è dichiaratamente ambient. Ma anche qui c’è un percorso che non è solo arredamento paesaggio sonoro, ma profondità, come nella storica definzione di ambient music, che può essere ascoltata distrattamente o con attenzione. “Big Empty Country”, in tutte le sue incarnazioni (vinile, digitale, CD) è l'ennesima dimostrazione che l’ambient può essere emotivo e cinematografico, tutt’altro che asettico.
Questi album segnino una direzione diversa e più compiuta rispetto alle produzioni più recenti di Eno. Con “Aurum” aveva proposto una raccolta di frammenti musicali, mentre "Bloom: living world" era ambient autogenerata dall'applicazione progettata con Peter Chilvers anni fa, e trasformata in un album. “Luminal” e “Lateral”, invece, tornano a un’idea di album in senso tradizionale, pur nella loro forma deformata di canzone e ambienti. È musica che si può ascoltare tutta d’un fiato, o scomporre in micro-ascolti emotive, che dimostra come la produzione di Eno non sia mai davvero “finita”, ma sempre in trasformazione.
“Luminal” e “Lateral” sono anche un ritratto a due voci, un dialogo fra generazioni, approcci e visioni. Ma soprattutto, sono un’ulteriore conferma di come Eno continui a reinventarsi, rimanendo fedele alla sua idea originaria: che la musica sia, prima di tutto, una forma di pensiero.