I Weather Station e la ricerca dell'umanità

La band di Tamara Lindemann ha pubblicato il suo settimo album, "Humanhood"

Recensione del 31 gen 2025 a cura di Paolo Panzeri

Voto 7/10

Tre anni dopo "How Is It That I Should Look at the Stars", i Weather Station pubblicano un nuovo album, "Humanhood". Per descrivere il precedente disco lo avevo sintetizzato con la frase 'Si scrive Weather Station, si legge Joni Mitchell'. La frase rimane valida anche per "Humanhood", la voce di Tamara Lindeman continua a ricordare molto da vicino la sua leggendaria connazionale, ma nel nuovo disco della band canadese la sua vocalità è meno preponderante, spesso rimane in secondo piano, si fa sussurro, commento di sottofondo lasciando che a fornire lo sgorgare delle emozioni sia più l'atmosfera evocata dal brano che non le parole: insomma, Tamara lascia maggiore spazio alla musica e al gruppo che la crea. Non che "Humanhood" non sia intimo come il precedente album, ma si apre a un più vario spartito musicale. Vi sono canzoni che rimandano al moderno cantautorato dal sapore pop/folk che negli ultimi tempi riscuotono buon gradimento. A volte, invece, si è avviluppati da una attitudine compositiva mutuata dal jazz dove i contorni del brano sono poco definiti e si respira un grande senso di libertà e fantasia. Non dispiace neppure il modo in cui l'elettronica sia stata utilizzata al totale servizio della commozione.

Cambio di direzione

L'album del 2021, "Ignorance", ha segnato l'inizio di una nuova stagione per i Weather Station: da gruppo dalle sonorità fondamentalmente folk a band maggiormente aperta alla sperimentazione, senza comunque disconoscere il passato. Il tema principale di "Ignorance" è da ricercarsi nel rapporto e nella mancanza di rispetto dell'uomo nei confronti della natura, una deriva che sta portando a un cambiamento climatico senza fine che pare preoccuparci solo a parole. Il successivo "How Is It That I Should Look at the Stars" - strettamente legato a "Ignorance" poiché molti dei suoi brani erano nati nelle medesime sedute di registrazione – pur mantenendo intatto il tema della natura, raccontava delle difficoltà dei rapporti interpersonali. "Humanhood" – umanità, non un titolo a caso - sposta il centro della riflessione sull'individuo, sulle fatiche che sostiene ogni persona per riuscire a trovare un equilibrio in questo mondo salvaguardando nel contempo la propria salute mentale messa a dura prova da sfide, difficoltà e tensioni generate da problematiche di genere politico, sociale e ambientale.

Tamara e i suoi compagni

I mutevoli scenari musicali (nel disco ci sono anche una manciata di brevi intermezzi musicali) realizzati dai Weather Station - Kieran Adams (batteria), Ben Boye (tastiere), Philippe Melanson (percussioni), Karen Ng (sassofono, clarinetto e flauto) e Ben Whiteley (basso) – e da alcuni altri musicisti ospitati nei vari brani, assecondano i testi di Tamara Lindeman che cercano di fornire se non delle risposte definitive ai nostri malesseri interiori almeno degli spunti di riflessione per non dimenticarci mai della nostra umanità. "Humanhood" è un album che conferma l'alto standard di qualità raggiunta dal gruppo canadese. Una uscita che merita l'ascolto.

Vai alle recensioni di Rockol

rockol.it

Rockol.com s.r.l. - P.IVA: 12954150152
© 2025 Riproduzione riservata. Rockol.com S.r.l.
Privacy policy

Rock Online Italia è una testata registrata presso il Tribunale di Milano: Aut. n° 33 del 22 gennaio 1996