Il momento migliore arriva quando Matt Healy dei 1975 comincia a cantare “I might say something stupid”, sulle note del piano di Jon Hopkins. Rispetto alla versione originale, la nuova diventa un lamento elettro-emo, un episodio di malinconia e di struggimento totale che stride con il resto del disco. Charli XCX è sola, davanti a sé stessa, forse nel bagno di una discoteca. In lontananza pare di sentire i bassi, le risate e gli schiamazzi della festa. “Potrei dire qualcosa di stupido / parlo con me stessa allo specchio / indosso questi vestiti come travestimento”, sussurra il frontman dei 1975. E ancora: “Non so se appartengo ancora a questo posto”. A riascoltare oggi la canzone, il testo sembra assumere tutto un altro significato: il posto al quale Charli XCX dice di non appartenere è la scena elettronica britannica che aveva omaggiato nelle tracce del suo disco. Dall’uscita della versione originale di “Brat”, a giugno, sono passati solo quattro mesi, eppure la carriera e la vita di Charli XCX sono cambiate drasticamente. In meglio. Charlotte Emma Aitchison non è più una cantautrice con un seguito di culto, forse un po’ troppo cool per essere apprezzata a pieno titolo: è una popstar a tutti gli effetti. Che in “Brat and it’s completely different but also still brat”, remix dell’album che l’ha resa un’icona (non solo della musica), duetta con altre popstar: da Ariana Grande a Troye Sivan, da Billie Eilish a Dua Lipa, che non è accreditata ma compare - parlando in francese e in spagnolo - nella nuova versione di “Talk talk”.
L'anti-marketing che diventa marketing
Con “Brat” Charli XCX ha spalancato le porte del pop alla musica elettronica (e viceversa). Lo ha fatto senza snaturarsi. Dopo dieci anni in cui non ha fatto altro che autosabotarsi, cambiando continuamente stile, registro, suono e identità nel tentativo di intercettare i gusti del pubblico, alla fine ha capito che la chiave giusta per aprire certe serrature era quella dell’autenticità. Così ha pubblicato “Brat” senza alcuna aspettativa, cercando stavolta di soddisfare sé stessa anziché compiacere il pubblico. Lo ha fatto puntando su un’idea di anti-marketing (come la copertina, una scritta in Arial Narrow che campeggia su uno sfondo verde acido: “Mi hanno detto che ho avuto l’idea più stupida di sempre, ma io volevo risparmiare perché temevo il flop”) che paradossalmente si è rivelata un’azzeccata mossa di marketing: già, perché “Brat” è passato all’improvviso dall’essere da un fenomeno musicale a un fenomeno culturale e di costume, capace di influenzare anche la campagna presidenziale statunitense, con quel “Kamala is brat” twittato dalla cantautrice britannica - vuol dire “ragazzaccia”, “monella”, ma nell’immaginario di Charli XCX è un termine che porta con sé una sorta di ode all’emancipazione su vari fronti - diventato ufficialmente uno slogan per la candidata democratica e quel verde acido finito ovunque. In “Brat and it’s completely different but also still brat”, però, la 32enne cantautrice britannica lascia che siano le colleghe del pop a entrare nel suo mondo.
I duetti con Billie Eilish, Troye Sivan, Lorde e Ariana Grande
Ad alcune è venuto facile sposare le atmosfere da clubbing del disco. Billie Eilish, ad esempio, sembra decisamente a suo agio in “Guess” (“A Charli piacciono i ragazzi, ma sa che io ci proverei”, canta): alla fine non siamo troppo distanti da “Bad guy” o nella seconda metà de “L’amour de ma vie”, il pezzo più bipolare del suo ultimo, spiazzante album “Hit me hard and soft”, quando le sonorità easy listening lasciano spazio a sintetizzatori e beat. Così anche Troye Sivan (compare in “Talk talk”) e Lorde (che dell’elettropop è una reginetta e che duetta con Charli in “Girls, so confusing”). Più spiazzante l’incursione nel mondo di Charli di Ariana Grande: l’ex stellina Disney canta nella nuova versione di “Sympathy is a knife”. E il brano è un altro di quelli che, come “I might say something stupid”, assume un altro significato rispetto all’originale: qui si parla del duplice aspetto della popolarità, che tanto dà e tanto toglie. “Prima nessuno si interessava troppo a quello che facevo a livello personale quotidiano e sono rimasta un po' scioccata. Ho provato empatia per gli artisti più grandi che affrontano questa situazione quotidianamente da anni”, ha spiegato Charli XCX.
Gli omaggi alla scena elettronica
In “360” la cantautrice omaggia Robyn, icona svedese dell’elettronica che ha sempre rappresentato per lei un punto di riferimento: per anni si è vista come lei, destinata ad essere idolatrata da una nicchia, poi il successo di “Brat” ha cambiato tutto. “So I” è invece un tributo a un’altra cantante di culto, Sophie, produttrice, musicista e dj britannica scomparsa prematuramente a soli 34 anni nel 2021 in un incidente: l’ospite qui è AG Cook, vero nome Alexander Guy Cook, musicista londinese classe 1990. Charli l’aveva citato in “Club classics”: “Quando vado nei club voglio solo sentire i classici / voglio ballare i miei pezzi e quelli di AG”. Julian Casablancas degli Strokes non sfigura nel remix di “Mean girls”: la reference è stata naturalmente “Instant crush”, il brano che il cantante incise insieme ai Daft Punk - quei tastieroni non vi ricordano niente? - nel classico “Random access memories”. E Bon Iver in “I Think about it all the time” tutto sommato ha un senso, anche se il remix suona come un brano da playlist di Zara o Alcott: “Se si ascolta attentamente Justin Vernon si scopre che si muove costantemente in mondi elettronici”, ha sottolineato la padrona di casa.
Cosa ne sarà ora di Charli XCX?
Se fino ad oggi Charli XCX aveva scherzato, se così si può dire, ora comincia a fare sul serio. “Brat and it’s completely different but also still brat” è la fine della “Brat summer”: la cantautrice britannica mette da parte l’autenticità e la spontaneità che avevano caratterizzato il disco uscito a giugno e cambia il suo modo di relazionarsi al mainstream, tra martellanti campagne promozionali e grossi investimenti. Sarà anche la sua fine? Lei dice: “Penso che il successo di ‘Brat’ sia in un certo senso una maledizione. Non potrò promuovere il mio prossimo album nello stesso modo. Cambierò, ma qualunque cosa farò dopo sarà paragonata, anche se la musica sarà completamente diversa, la scala, il modo in cui viene lanciata, il livello di conversazione”. Sarà interessante scoprire come si reinventerà stavolta.