Ad un certo punto della loro carriera i Coldplay hanno iniziato a seguire la traiettoria degli U2: produzioni gigantesche, mega show, e dischi che oscillano tra il mainstream e qualche sperimentazione - ma progessivamente allontandosi dai livelli delle origini. Il gigantismo ha generato anche una buona dose di hater, ma intanto il loro ultimo tour, che va avanti da più di due anni, è uno dei più visti di sempre.
Poi ci sono gli album, appunto: un'altra espressione delle ambizioni della band. Un pop colorato, multiforme, ricco di suoni, idee, ospiti. Certe volte anche troppo, perdendo di vista l'obbiettivo finale.
La buona notizia è che "Moon music" è un disco decisamente più a fuoco del predecessore "Music of the spheres", uscito 3 anni fa e di cui è (teoricamente) un sequel. Ci sono temi simili, a partire dall’immaginario astronomico: là i pianeti, qua la luna. Al fianco della band c’è un cast ormai consolidato: il produttore Max Martin (il Re Mida svedese del pop), l’Italiano Davide Rossi agli arrangiamenti orchestrali, il producer John Hopkins, Brian Eno. E anche qua si passa per molti generi, dal pop epico all’elettronica, da ballate per piano ai suoni acustici ed orchestrali, con interludi tra un brano e l'altro. Ma “Moon music” suona più organico del suo predecessore: i Coldplay sembrano voler fare un riassunto delle loro carriera, mettendo assieme le loro diverse anime.
Quando è uscito il primo singolo “feelslikeimfallinginlove” ho pensato ho pensato che i Coldplay fossero diventati la cover band di se stessi, con quel “I know, lalalala” che sembrava messo a caso per mancanza di idee liriche. Una canzone che sembrava fatta con l'intelligenza artificiale.
Ma i Coldplay di “Moon Music” sono molto meglio di quella copia sbiadita di loro stessi: e si capisce fin dal primo brano, la title track, brano con Jon Hopkins. Il producer collabora con la band da 16 anni ma per la prima volta viene accreditato come featuring: è una delle cose più belle del disco, si sente la sua mano nell’introduzione strumentale che si apre in una bella ballata. Funzionano i suoni acustici di “Jupiter”, con abbondante presenza di cori e degli archi di Davide Rossi, con un finale che sembra citare “Viva la vida”, mentre ‘iAAM’ (“I Am a Mountain”) ricorda il pop-rock dei primi album; “Good feelings” è un funk pop con Nile Rodgers.
Certe volte si torna ad esagerare: “AETERNA” è elettronica con la cassa dritta che termina con un coro africano che non c’entra nulla con il brano: il tutto stride pure con i brani precedenti. “We pray” invece mette assieme troppe cose: archi, i beat e il rap. Poi però piazzano ballate al piano come “All my love” o pezzi quasi ambient come la conclusiva “One world” (con Brian Eno), che sanno ancora commuovere e stupire.
I Coldplay dicono che smetteranno al 12° album: "Moon music" è il decimo, per fermarsi c'è ancora tempo. Intanto c'è l'ottimismo di queste canzoni: buoni sentimenti, melodie, per 45 minuti di sollievo dai conflitti e dalle brutte notizie che ci circondano. Il pop è fatto di queste cose, e i Coldplay lo sanno interpretare bene: certe volte si fanno prendere troppo la mano, ma questa volta - pur nel loro massimalismo - hanno realizzato un disco a fuoco.
TRACKLIST
‘Moon Music’
‘feelslikeimfallinginlove’
‘We Pray’ (ft. Little Simz, Burna Boy, Elyanna & Tini)
‘Jupiter’
‘Good Feelings’ (ft. Ayra Starr)
'Alien hits Alien radio'
‘iAAM’
‘Aeterna’
‘All My Love’
‘One World’