Lou Reed è una delle figure più influenti nella storia del rock: c'è un modo molto semplice per misurare questo valore, ovvero la quantità di cover dei suoi pezzi e dei Velvet Underground. Nonché dei tribute album, come questo "The Power Of The Heart", curato dalla Light in the Attic, l'etichetta di Seattle che sta lavorando alla sua "legacy" su incarico di Laurie Anderson (ne abbiamo parlato qua).
Per dire: tra un mese uscirà pure un tributo a "Metal machine music", uno dei dischi più controversi della storia del rock, quello di "My week beats your year" nelle note di copertina e di un'ora abbondante di rumore puro. Nel 2021 è uscito un tributo al primo disco dei Velvet Underground, curato da uno dei suoi migliori amici e probabilmente il miglior organizzatore di album-omaggio ad artisti e generi, Hal Wilner. Una nota frase attribuita a Brian Eno sosteneva che ognuna delle (poche) persone che lo comprò poi fondò una band.
"The power of the heart" è un album tributo più largo nel repertorio e negli artisti che partecipano: la punta di diamante è ovviamente Keith Richards che rilegge "I’m Waiting for the Man" trasformandola in un blues-rock 'n' roll alla Bo Diddley. Ci sono altri stra-classici, come "Perfect day" riletta da Rufus Wainwright in una versione minimale per voce e chitarra, alla Jeff Buckley, e c'è una stupenda versione jazzata di "Walk on the Wild Side" di Rickie Lee Jones, forse la cosa più bella del disco, davvero emozionante.
Un po' più scolastiche ma notevoli le versioni di "Coney Island Baby" di Mary Gauthier (molto simile all'originale) e "I Love you, Suzanne", che nella versione degli Afghan Whigs diventa un pezzo degli Afghan Whigs, più che di Lou Reed. Forse la cosa interessante di questo album è proprio la riscoperta di canzoni dal periodo solista più bistrattato/più sottovalutato, quello dei primi anni '80: bellissima la versione di "Legendary hearts" di Lucinda Williams. Curiosamente mancano pezzi da "New York", ma c'è una bella e minimale versione di "Magician" da "Magic and loss" di Rosanne Cash.
Il brano finale è quello che dà il titolo all'album: l'ultima, stupenda canzone incisa da solo da Lou Reed - diffusa come parte di un progetto di Cartier, ma mai pubblicata sulle piattaforme: qua è in una versione acustica di Brogan Bentley, pure piacevole, ma nulla a che vedere con quella originale, una delicata e romantica dedica alla moglie Laurie Anderson. Peccato non sia stata inclusa: speriamo venga un giorno ripubblicata.