Due anni fa, proprio di questi tempi, gli Hurray for the Riff Raff pubblicavano "Life on Earth", un album che il motore primo della band, la cantautrice newyorkese di origine portoricana Alynda Lee Segarra, definì musicalmente 'nature punk' dedicandolo idealmente al Pianeta Terra e, in subordine, al genere umano che questo pianeta lo abita ma non se ne prende cura. Due anni più tardi Alynda riporta il suo progetto sul mercato con un nuovo album, "The Past Is Still Alive", e lo riconduce sui binari, o forse ancora meglio sulle vagabonde strade d'America, allieva della lezione mai passata di moda dell'hobo con chitarra per eccellenza, Woody Guthrie. L'immagine di copertina sintetizza il concetto ritraendo Alynda con un cappellaccio da cowboy calato in testa, uno sguardo poco rassicurante e l'accecante luce del deserto alle sue spalle. E questa sintesi la si ritrova anche nel titolo del disco, il passato è ancora vivo, vive al nostro fianco e, come insegna la storia, chi non ne impara le lezioni e fa tesoro delle proprie esperienze è condannato a ripeterle.
Folk, country, americana
Citato il nome di Woody Guthrie il pensiero non può quindi che correre alla casa del folk e alla canzone popolare, di quella che racconta le storie della gente, usando la prima persona singolare. Potete chiamarlo country, se siete alla ricerca di etichette, oppure americana. C'è infatti tanta America in questo "The Past Is Still Alive": quella del nord così come quella del sud; quella delle nevrotiche città e quella ariosa della frontiera, delle montagne e dei deserti; quella della disperazione e quella della redenzione; quella di chi fedele al DNA della nazione fondata dai Padri Pellegrini non sa darsi pace ed è alla continua ricerca della terra promessa e di chi, al contrario, non riesce a vincere le proprie debolezze e si adatta a vivere un'esistenza all'ombra. Ed è un disco così americano che anche nei suoi passaggi più crudi non riesce ad abbandonare il significato della parola speranza.
Canzoni e storie, senza dimenticare la speranza
"Alibi" in questo senso ne è un manifesto: ognuno può sempre darsi una seconda possibilità, senza però crogiolarsi negli alibi. Richiede del tempo e della bella pazienza costruire un rapporto che sia soddisfacente (con gli altri come con se stessi), proprio come richiede tempo cacciare il "Buffalo". "Snake Plant (The Past Is Still Alive)" contiene il titolo dell'album e dipinge il quadro di una umanità che vive raminga ai margini, a volte per scelta a volte per costrizione, una umanità che, senza piangersi addosso, possiede uno sguardo lucido e vuole ancora affidarsi alla speranza. Speranza che, come detto, è la pietra angolare di ogni brano del disco, in quelli più narrativi e descrittivi e in quelli più riflessivi e notturni, vedi "Hourglass". La solida voce di Alynda qui si fonde con quella di Conor Oberst nella dolce e intensa "The World Is Dangerous". "Ogalalla" è poi la perfetta ballata americana che chiude degnamente il disco.
Gli Hurray for the Riff Raff sono la risposta
In questi tempi in cui la tecnologia pare stia ponendo quasi definitivamente l'umano con le spalle al muro, separandolo dai suoi simili e perpetrando l'inganno che in lei si possano trovare le risposte a molte delle nostre domande e la cura a molte delle nostre storture. Ecco, io credo che le risposte vadano ricercate da altre parti, per esempio nella prosa delle canzoni di Alynda Segarra e dei suoi Hurray for the Riff Raff che, in poco più di mezz'ora, scandagliano quanto avvenuto nel passato per regalarsi un futuro migliore. O quanto meno, un futuro.