Oltre due anni dopo aver omaggiato la sua città natale con "Detroit stories", Alice Cooper torna con un nuovo album, "Road". Questa volta, il 75enne musicista ha deciso di fare tesoro di tutte le esperienze della sua ultracinquantennale carriera e raccontare con un disco la vita “on the road”.
Il viaggio hard rock di Alice Cooper
Nel corso della sua avventura artistica, unendo suggestioni horror e sperimentazioni hard rock, oltre a presentare una forte idea di teatralità e storie di personaggi fuori dall’ordinario, Vincent Damon Furnier ha plasmato con Alice Cooper una delle figure di maggior impatto e incisività nella storia del rock. Negli anni il musicista originario di Detroit ha elaborato show stravolgendo il reale con i caratteri del fantastico, come in un’opera del surrealismo con la musica live. Per rendere al meglio la frenesia, l’impetuosità e la stravaganza della vita “on the road” che un artista come lui può aver vissuto, Mr. Furnier pubblica un album, “Road”, registrato suonando dal vivo in studio, con il supporto della sua band. Nelle intenzioni di Alice Cooper, come da lui sottolineato anche a Rockol, il disco è anche un modo per “mettere in mostra la bravura” del gruppo che lo affianca da tempo, formato da Ryan Roxie (chitarra), Chuck Garric (basso), Tommy Henrikson (chitarra), Glen Sobel (batteria) e Nita Strauss (chitarra). Con circa trenta lavori di studio all’attivo nella sua intera carriera, a distanza di oltre cinquant'anni dall'uscita di due degi album più noti della sua storica formazione, "School's out" (1972) e "Billion Dollar Babies", ora Vincent Furnier porta l’ascoltatore in un viaggio attraverso la musica, le parole e i personaggi di Alice Cooper. Attorno al suo stile riconoscibile, e in collaborazione con il produttore di lunga data Bob Ezrin, il musicista tesse le trame di una raccolta di storie e racconti rock and roll. “Road” è quindi un disco di brani hard rock, come “Rules of the road”, con le chitarre protagoniste, ma anche di ballate come "Baby please don't go”, in cui emerge immediatezza insieme a riferimenti ai classici. Mentre il protagonista del concept non è altro che Alice.
Racconti e storie "on the road”
“So let me introduce you to a friend of mine / I’m Alice – I’m the master of madness; The sultan of surprise”, recita un passaggio di “I’m Alice”, traccia di apertura e primo singolo di “Road”. Il sipario si apre così sul protagonista, l’alter ego di Mr. Furnier, che subito ruba la scena e tesse la trama di questo show itinerante tramite suoni vecchia scuola, con la voce di Alice Cooper graffiata e riconoscibile, non immune ai segni del tempo, ma ancora con intatta personalità. Classico e incolume è il suono ruvido e compatto, senza raffinatezza, che onora l’intento dell’artista di realizzare un album “con brani suonati e registrati dal vivo in studio” per raccontare la vita on the road, in tour e sui palchi, puntando sulla spettacolarizzazione e sulla tecnica.
L’attacco di chitarra di “Welcome to the show” e “All over the world”, concerti e situazioni raccontati dallo stesso protagonista, tra aneddoti e cliché, confermano gli elementi su cui si costruiscono la storia e la struttura di “Road”, capace quindi di soddisfare i fan, senza stravolgere la creatività intatta di Alice Cooper. Dagli episodi più prevedibili e dai ritmi più immediati, si passa a nuove sonorità pesanti insieme a tipici scenari horror con “Dead don’t dance”, fino alle suggestioni più rétro di "White line Frankenstein”, con il suo riferimento diretto “Feed my Frankenstein”, tra i brani più popolari di Alice Cooper, e il supporto di Tom Morello.
Nel suo essere anche una sorta di retrospettiva della carriera e della musica di Vincent Furnier, “Road” include altre citazioni del repertorio di Alice e per sottolineare anche il suo spirito live, la tracklist presenta "Road rats forever”, una nuova versione di “Road rats” da “Lace and whiskey” del 1977. Con il rock and roll di “Rules of the road”, in cui lo stravagante e fuori dalle righe protagonista del disco elenca “tutta una serie di cose da fare in tour, che sono totalmente sbagliate” - come spiegato da Alice Cooper, la musica dal vivo e “la strada” conducono fra le parole e le atmosfere romantiche di “Baby please don’t go”, uno dei momenti più interessanti del disco con “100 more miles”, fino alla cover di “Magic bus” degli Who.