I National hanno fatto passare 4 anni tra "I am easy to find" e "First two pages of Frankenstein", e meno di sei mesi tra quest'ultimo e "Laugh track", annunciato solo lo scorso weekend e pubblicato oggi. Siamo tornati ai tempi del "To pull a Beyoncé", come veniva chiamata tempo fa la moda, lanciata dalla cantante nel 2013, di pubblicare un disco senza a sorpresa e senza marketing.
"Laugh track" è un disco gemello di "First two pages of Frankenstein", come testimonia la copertina, la stessa foto. Anche questa non è una novità: solo nel 2020 Taylor Swift ha pubblicato "folklore" ed "evermore" a meno di sei mesi l'uno dall'altro, e lo stesso sta facendo Ed Sheeran - ed entrambi hanno lavorato con Aaron Dessner dei National....
In questo caso "Laugh track" è un gemello diverso (se ci passate la definizione...), per come è stato inciso e per come suona.
Un album on the road
Le canzoni sono state scritte per lo più assieme a "Frankenstein", ma quelle di questo disco sono state provate durante i soundcheck, con le versioni finali incise in studio in una pausa del tour. Un disco on the road, un po' come "New adventures in Hi-Fi" dei R.E.M., da sempre uno dei modelli della band: a questa dimensione fa cenno anche una canzone, "Tour manager" ("Do what you can to get me out of this plan tonight/Maybe you can say I wanted to make it but I won't get back in time/It’s beautiful how you can find a good excuse for anything/ None of them are cheap but how long can you keep on covering").
Bisognerebbe partire dall'ultima canzone: "Smoke detector" è una jam sul palco, su cui Matt Berninger ha cantato una strofa che aveva scritto tempo prima ("Smoke detector, smoke detector / All you need to do is protect her") e poi ha improvvisato un flusso di coscienza, sulle chitarre del gruppo. Tornano in mente un'altra volta i R.E.M.: Michael Stipe le chiamava "vomit songs" ed erano tra le cose più belle del repertorio della band. Vale anche per i National: "Smoke detector" è un gioiello, da sola vale il disco.
Le risate pre-registrate
In generale, "Laugh track" è un disco un po' più libero: si sente bene anche nella coda strumentale di "Space invaders", per esempio. Questo approccio ha permesso anche di recuperare "Weird goodbyes", brano semi-elettronico con Bon Iver, pubblicato come singolo nel 2022 ma lasciato fuori dal disco precedente.
Alcuni elementi rimangono al loro posto: il cantato intimista e dolente di Berninger, le costruzioni ritmiche dei fratelli Devendorf, quelle chitarristiche/melodiche dei fratelli Dessner. Anche a questo giro ci sono alcune collaborazioni: oltre a Bon Iver, torna Phoebe Bridgers, già presente in due brani del disco precedente, che questa volta canta nella title-track: la "Laugh track" è la risata preregistrata, quella che sentiamo in sottofondo nelle sit-com. Qua Berninger le usa come metafora per raccontare lo spaesamento del protagonista, uno dei classici della band ("So turn on the laugh track/ Everyone knows you're a wreck/You're never this quiet, your smile is cracking/You just haven’t found what you’re looking for yet").
C'è anche Roseanne Cash in "Crumble", la canzone più dritta dell'album, sia melodicamente che liricamente; uno dei momenti più emozionanti, un perfetto contraltare alla forma libera di "Smoke detector" che arriva subito dopo.
Insomma, un altro centro: impossibile non voler bene ad una band che fa le cose a modo suo, senza grandi proclami o strategie, mettendo assieme canzoni mai banali nel suono e nell'arrangiamento: concentrati di emozione. Se “First two pages of Frankenstein” era fin troppo “alla National”, "Laugh track" mostra una band che si lascia andare, e ci riesce benissimo.