Il malinconico (ma melodico) sguardo di Lloyd Cole

"On pain" è il titolo del nuovo album del musicista che tanti anni fa guidava i Commotions

Recensione del 01 lug 2023 a cura di Paolo Panzeri

Voto 7/10

Ha ormai superato la sessantina Lloyd Cole, musicista che si attirò i molti complimenti della critica e pure un certo seguito da parte del pubblico con i suoi Commotions al tempo dell'album d'esordio "Rattlesnakes" (1984), ma anche con i seguenti "Easy pieces" (1985) e "Mainstream" (1987) che centrarono l'obiettivo non banale di entrare nella Top Ten di vendita britannica. Sciolti i Commotions Lloyd intraprese la carriera solista, ma non riuscì più a toccare i vertici commerciali raggiunti quando aveva il supporto della band. Dalle nostre parti il suo è un nome conosciuto essenzialmente da chi segue più da vicino la canzone d'autore di lingua inglese e ha un certo numero di primavere sulle spalle. Il sempre accigliato Lloyd Cole ai giorni nostri vive – ormai da tempo – negli Stati Uniti e pubblica il suo dodicesimo album solista, "On pain", quattro anni dopo "Guesswork". Come già in "Guesswork" a dargli manforte nella stesura di metà delle otto canzoni del nuovo disco sono i vecchi compagni dei Commotions, il tastierista Blair Cowan e il chitarrista Neil Clark (oltre che Joan 'as policewoman' Wasser ai cori). E come in "Guesswork" le canzoni si giovano dell'utilizzo del sintetizzatore e suonano come se esistesse un sotterraneo filo rosso che le tenga legate con quanto si sviluppava musicalmente in quel senso negli anni Ottanta.

Sonorità anni Ottanta

Credo che chi ha vissuto quel decennio possa infatti trovare familiari le sonorità di "On pain" e chi c'era, avendo ora raggiunto una certa età, può comprendere pienamente le riflessioni presenti nei testi degli otto brani. La prosa di Lloyd Cole dipinge un quadro a tinte che virano senza dubbio alcuno verso lo scuro, pur non essendo disperate e neppure sconsolate. L'osservazione della realtà – anche di quella interiore, naturalmente – lo porta verso lidi spesso desolati e solitari, ma è una osservazione intrisa di consapevolezza, una consapevolezza che gli viene in soccorso per porre ogni cosa nella corretta prospettiva e dimostrarsi così essere l'ancora a cui aggrapparsi per continuare a percorrere la strada nel tempo che ci è concesso.

"On pain" è un bel disco

Il passare degli anni, oltre a non avere mutato questa visione malinconica, non ha neppure intaccato le capacità di Lloyd Cole di realizzare delle canzoni di buona fruibilità melodica. Anche la sua voce è sempre dotata di profondità e coloriture che la rendono piuttosto affascinante. Che dire quindi? "On pain" è un bel disco, di quelli che magari potranno non tornare spesso nei miei più attenti ascolti (il correre veloce della vita moderna in questo senso penalizza), ma quando, incidentalmente o meno, ci tornerà, so già che mi stamperà sul grugno una smorfia di antico piacere.

Tracklist

01. On Pain (04:01)
02. Warm by the Fire (04:07)
03. I Can Hear Everything (03:29)
04. The Idiot (04:17)
05. You Are Here Now (05:02)
06. This Can't Be Happening (04:10)
07. More of What You Are (04:45)
08. Wolves (07:33)

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