Flashback all’aprile 2013: i giornalisti vengono convocati in Sony per ascoltare un nuovo disco. Arriva in una valigetta blindata che sta girando per l’Europa, il lettore CD è saldato, il supporto non si può estrarre. Una liberatoria altrettanto blindata impedisce di scrivere/postare qualsiasi cosa: sicurezza/paranoia ma anche un’abile strategia comunicativa, per rafforzare l’idea che si tratti del disco più atteso dell’anno. È “Random access memories” dei Daft Punk, che tornano dopo 8 anni. Ancora non lo sappiamo ma sarà l’ultimo: il duo annuncerà la cessazione delle attività solo nel 2021.
10 anni dopo eccoci qua per la “10th Anniversary Edition”: nei giorni scorsi ne abbiamo sentito un’anticipazione ai White Studio, gli studi milanesi del musicista e produttore Simone Bertolotti. Per l'occasione erano adornati da gadget dei Daft Punk: tramezzini e succhi brandizzati con il casco della copertina, “Fan ticket” come se fosse un concerto. Un ascolto ancora una volta trasformato in evento, insomma.
Memorie (ad accesso non casuale
Ormai i dischi si celebrano dopo (relativamente) poco tempo, non dopo i canonici 20, 25 o 50 anni. Ci sta, soprattutto per un gruppo non più attivo, che vive di memorie (ad accesso non casuale).
“Random access memories” arrivò mentre la fuori il nuovo pop era la EDM, dai suoni sempre più massimalisti, sintetici (e spesso tamarri). I Daft Punk invece andarono in direzione opposta: recuperarono la dance suonata dalle persone e non dalle macchine, dando una bella lezione di stile a tutti.
Anche attraverso le collaborazioni: Giorgio Moroder ha vissuto una seconda giovinezza, grazie alla lunga “Giorgio by Moroder”, 9 minuti costruiti su un suo parlato. E poi Nile Rodgers, protagonista del mega singolo “Get lucky,” basato sul suo leggendario suono di chitarra, evocato anche in assenza in canzoni come “Give life back to music”. Il potere dei robot umani si estese anche alle persone che li accompagnarono in questo viaggio.
“Random access memories” ha portato a casa 5 Grammy, “Get Lucky” ha accumulato oltre 1 miliardo di stream. Sono le punte dell’iceberg di un successo gigantesco non solo in numeri ma anche e soprattutto in reputazione, uno stato mitico costruito attraverso musica meravigliosa e retrofuturista. E attraverso meravigliose idee comunicative: i caschi da robot e il mistero, ma anche trovate come quella della valigetta blindata, prontamente fotografata e postata sui social da tutti i presenti.
La nuova versione
La “10th Anniversary Edition” contiene 9 nuove tracce tra demo e outtake, per un totale di 35 minuti di musica inedita. Interessante soprattutto l’inedito “Infinity Repeating”, con la partecipazione di Julian Casablancas, che già cantò in "Instant Crush” nel disco originale. Un demo basato sul dialogo tra piano elettrico e sezione ritmica, con un bel ritornello e la chitarra che entra alla fine; si sente che non è un pezzo finito, ma è notevole anche così.
Ma la vera novità è il remix in Dolby Atmos, dai master originali, che sarà disponibile sulle piattaforme che lo supportano, come Apple Music e Amazon Music
Il nuovo mix esalta la naturalezza del suono analogico: così in “Get Lucky” e “Lose yourself to dance” senti la chitarra di Nile Rodgers nettamente separata e posizionata a sinistra, la voce di Pharrell Williams al centro, la ritmica dietro la voce. Le voci altre voci, i cori e quelle robotizzate fluttuano attorno all’ascoltatore, così come i synth che aprono “Touch”, con un effetto immersivo notevole.
Anche 10 anni dopo “Random access memories” rimane un album fuori dal tempo: un album caldo con citazioni 40 anni di musica da ballare. Fu un “instant classic”, oggi è semplicemente un classico e questa nuova edizione gli rende giustizia.