David Bowie, Ziggy in the U.S.A.

I 50 anni di "Aladdin Sane"

Recensione del 19 apr 2023 a cura di Simöne Gall

Voto 8/10

"Aladdin Sane" è stato pubblicato in Gran Bretagna il 19 aprile 1973.

Per David Bowie il 1972 fu un’annata parecchio succulenta, in termini sia artistici che di popolarità. Grazie alla sua più celebre maschera, quella di Ziggy Stardust, l'insigne artista raggiunse finalmente il meritato successo in madre patria, quello vero, si intende, dopo diversi anni di tentennamenti nell'inseguire una popolarità e un riconoscimento che tardavano ad arrivare (l'unico vero colpo messo a segno, per tutto il periodo precedente, era stato il singolo di "Space Oddity"). Tuttavia, l’album che aveva accompagnato quell’ascesa, ‘The Rise And Fall Of Ziggy Stardust And The Spiders From Mars’ (anche noto più semplicemente come ‘Ziggy Stardust’), si era rivelato essere nei fatti una profetica anomalia. Il suo concept, relato a una superstar androgina e aliena, inviata sulla Terra per salvarla da un imminente disastro apocalittico, aveva preso forma dalla mente di qualcuno, David Bowie medesimo, che sino a quel momento la fama l’aveva conosciuta solo fugacemente.

Era stato allora che il cantante venticinquenne aveva scoperto che proprio quella vita da star da lui tanto bramata e faticosamente ottenuta era ancora più alienante, disorientante e ingestibile di quanto avesse mai potuto immaginare. Quando non era sul palco, i fan gli erano alle costole ovunque si spostasse; la sua casa di Beckenham fu assaltata, e addirittura il piccolo Zowie, il di lui primogenito avuto dalla relazione con la moglie Angie Barnett (e oggi per di più conosciuto col suo vero nome di regista e sceneggiatore, Duncan Jones) fu, secondo la stampa inglese, vittima di un tentativo di sequestro.

In mezzo a tutto questo, la società da cui era gestito, la MainMan, che vedeva a capo l’ingordo manager Tony DeFries, accumulò così tanti debiti, in quel periodo, da riuscire a registrare perdite per migliaia di sterline, con Bowie che, in conseguenza di ciò, si trovò spesso e suo malgrado gli ufficiali giudiziari ad attenderlo fuori dal camerino. Ma se già tutto questo appariva di per sé sufficientemente assurdo, niente poteva simboleggiare meglio l'irrealtà dell’agognata fama quanto la tappa americana di Ziggy che il cantante si trovò ad affrontare al culmine del 1972. Certo, negli States, da parte sua, c'erano già state due brevi visite promozionali, tempo addietro, occasioni nelle quali era entrato tra le altre cose in contatto coi suoi “idoli” Iggy Pop e Lou Reed, ma questa volta, dagli yankee, ci sarebbe tornato nelle vesti di personaggio importante, per quanto quasi nessuno, da quelle parti, avesse ancora mai sentito parlare di lui (‘Ziggy Stardust’ aveva infatti stazionato solamente alla posizione numero 75 di "Billboard"). Fu pertanto questo il motivo che spinse Defries a investire (senza badare a spese) nell’impresa di vendere, di là dell’oceano, l’idea che Bowie fosse “la più grande star in circolazione”, e non solamente nel Paese che gli aveva dato i natali.

Per realizzare questa farsa, a Bowie il manger affiancò un entourage di cinquanta persone, tra cui un chiromante professionista, assicurandosi che il cantante soggiornasse nei più prestigiosi hotel e gustasse il miglior champagne, e quando questi approdò a New York, la stessa metropoli in cui avrebbe in seguito scelto di vivere fino alla fine dei suoi giorni (tanto da arrivare a considerarsi a tutti gli effetti un “newyorkese”), lo fece a bordo dello sfarzoso transatlantico Queen Elizabeth 2.

Nel 1973, però, David Bowie riuscì anche a portare a termine la sua nuova impresa discografica. E che impresa. Da lui stesso definito come una specie di “Ziggy trasposto in America”, ‘Aladdin Sane’, questo il titolo, si rivelò essere un lavoro perversamente ammaliante su tutti i fronti che, forte di una copertina intrinsecamente iconica (un'immagine colorizzata di lui con un fulmine rosso dalle striature blu dipinto sul viso), altro non fece se non confermare lo status di superstar dell'artista, venendo in seguito ricordato anche come l’album più rapidamente smerciato, in Inghilterra, dai tempi dei Beatles.

 

Aladdin Sane e il programma (glitterato) dei suoi brani

Il materiale di 'Aladdin Sane' fu perlopiù ricavato tra una data e l'altra del lungo tour mondiale di Ziggy, e fu peraltro registrato nel corso di quello stesso tour, fra il dicembre 1972 e il gennaio 1973, agli studi Trident di Londra e agli RCA di New York. Prodotto insieme a Ken Scott, fu di fatto il primo lavoro che Bowie supervisionò da quella sua posizione di celebrità (per cui, lo si è detto, già nutriva disillusione), nonché, per converso, l'ultimo con al completo quella stessa line-up degli Spiders From Mars che lo aveva scortato fino a toccare con mano la gloria e che comprendeva il chitarrista Mick Ronson, il bassista Trevor Bolder e il batterista Mick Woodmansey. Un affiatamento, quello con la band, senza dubbio percettibile nella collezione di brani superlativi che il disco racchiude. Lo si capisce, tanto per cominciare, dalla qualità del rock 'n' roll ruvido e diretto dalla chitarra di Ronson che lascia solchi profondi e che già sprigiona dai primi accordi dell'iniziale "Watch That Man". E si direbbe che sia questo lo stile su cui si colloca una buona parte dell'orientamento sonoro di ‘Aladdin Sane’ (l'inclusione della vivace cover di "Let's Spend The Night Together" degli Stones non è certo casuale, in questo senso); già la title track che segue, però, pone in evidenza, nel suo scorrere, una chiara progressione del songwriting che è poi certamente connaturata alla presenza di un collaboratore d’eccezione come Mike Garson, eccelso pianista avanguardista. Il coltissimo tocco ornamentale del musicista americano trova probabilmente il suo acme in "Time", ma forse ancora di più, a ben vedere, nel fulgore espressivo di "Lady Grinning Soul". Trattasi in sé di due autentiche gemme bowieane, così come, con differenti caratterizzazioni, possono altresì esserlo "Drive-In Saturday" e "Panic In Detroit", episodi che si amalgamano ottimamente al trash-rock decadente di "Cracked Actor" e al blues madido di glitter di "The Jean Genie" (nel cui video promozionale dell’epoca appare anche la bionda attrice, modella e pubblicista - nonché amante a tempo perso di Bowie - Cyrinda Foxe).

Più in generale, le liriche che adornano siffatti passaggi sonori, ormai fissati indelebilmente nel tempo e nei cuori di tutti i veri fan del Duca Bianco, manifestano già dai titoli le impressioni maturate all'epoca da Bowie viaggiando fra una località statunitense e l'altra, mentre curioso è il giochino di parole derivante dall’espressione "A Lad Insane" (cioè “Un ragazzo pazzo”) nascosto nel titolo dell'album. Il riferimento, non casuale, è al fratellastro schizofrenico del cantante, Terry Jones, di nove anni più grande di lui, nonché suo grande mentore nell'averlo iniziato alla musica e alla letteratura, introducendolo ad esempio al jazz di maestri quali John Coltrane ed Eric Dolphy, o ai miti della Beat Generation come William Burroughs e Jack Kerouac.

Per diverso tempo, e inspiegabilmente, Bowie non fu mai granché entusiasta del risultato di ‘Aladdin Sane’. Col passare delle annate, però, si sarebbe spinto a rivalutarlo in toto, per poi giudicarlo pubblicamente come un lavoro persino migliore del suo predecessore (in una sua dichiarazione d’epoca disse infatti che si trattava di una progressione rispetto a ‘Ziggy’, e che si trattava di un disco “più aggiornato in termini di rock'n'roll”). E se di David Bowie sono almeno dieci, in definitiva, i capitoli discografici perfetti nella loro interezza, non vi sono dubbi che fra questi si collochi prepotentemente anche 'Aladdin Sane'. Ascoltare (o riascoltare) per credere.

 

Tracklist

01. Watch That Man - 2013 Remaster (04:30)
02. Aladdin Sane - 2013 Remaster (05:10)
03. Drive-In Saturday - 2013 Remaster (04:32)
04. Panic in Detroit - 2013 Remaster (04:28)
05. Cracked Actor - 2013 Remaster (03:01)
06. Time - 2013 Remaster (05:15)
07. The Prettiest Star - 2013 Remaster (03:31)
08. Let's Spend the Night Together - 2013 Remaster (03:10)
09. The Jean Genie - 2013 Remaster (04:08)
10. Lady Grinning Soul - 2013 Remaster (03:55)

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