“Quinto stato”, la risolutezza degli Arti e Mestieri

Il terzo album del gruppo del 1979 viene ora celebrato da “Italian Prog Rewind” di Sony Music

Recensione del 16 ott 2022 a cura di Elena Palmieri

A distanza di quattro anni dal precedente “Giro di valzer per domani”, gli Arti e Mestieri arrivarono al quarto album in studio nel 1979, in un momento in cui il progressive sembrava ormai giunto all’apice e non attirava più la stessa attenzione di tempo prima. Il gruppo, formatosi a Torino sul finire del 1973, si fece largo l’anno seguente nella scena progressive italiana con un primo disco, “Tilt (Immagini per un orecchio)”, che attraverso riflessioni e composizioni interessanti rivelava la sua incisività rock e tecnicità jazz. Grazie alla bravura tecnica dei suoi musicisti, ai live e a un altro lavoro interessante e di forte personalità, la band piemontese consolidò il proprio nome. E dopo quattro anni tra riflessioni ed esibizioni dal vivo, inclusa la performance alla manifestazione milanese di Parco Lambro nel 1976, pubblicò nel 1979 la sua terza prova sulla lunga distanza, dal titolo “Quinto stato” e ora celebrata, insieme ad altre tra le maggiori opere del progressive rock italiano, dalla nuova iniziativa di Sony Music “Italian Prog Rewind”.

L’album, registrato allo Studio GV di Torino, eccetto due tracce incise al Minirec Studio, vide impegnati, della formazione originale che incise il primo disco degli Arti e Mestieri, il batterista Furio Chirico e il bassista Marco Gallesi, oltre al sassofonista Arturo Vitale e al chitarrista Gigi Venegoni nel primo brano. Attorno a loro si radunarono vari collaboratori, tra cu Claudio Montafia alle chitarre, Rudy Passuello alla voce, Marco Cimino alle tastiere e Flavio Boltro alla tromba.

In precedenza, il sound preciso, impeccabile e fortemente riconoscibile di “Giro di valzer per domani” rese il gruppo forte e interessante, che arrivò a spingersi verso una musica senza confini. Dopo quattro la band anni attuò un cambiamento radicale e nel 1979 gli Arti e Mestieri diedero alle stampe un lavoro ancora più impegnato socialmente e dal sound meno sperimentale per riflettere la voce dell’emarginazione.

Tra canzoni e tracce strumentali, “Quinto stato” vide il gruppo torinese mantenersi con ancor più fantasia e libertà tra le tendenze rock con armonie jazz e sinfoniche, unite a pensieri impegnati e militanti. “La nostra condizione non è certo migliorata / Tra miti, frustrazioni, paranoiе ed illusioni / È questo il nostro stato dell’еmarginazione!”, è una dichiarazione che giunge nel brano che apre il terzo album degli Arti e Mestieri con la voce di Passuello, lanciata in una corsa con gli altri strumenti. Dopo parole da intenzioni incisive, il disco lascia parlare la musica della band con scioltezza e brio volti all’improvvisazione come in “Vicolo”, prima di intervallare ancora le tematiche sociali espresse nelle canzoni con composizioni fantasiose, mai troppo lunghe, dove ogni strumento è in equilibrio, ma ha anche occasione di caratterizzarsi.

“Torino nella mente”, dalle spericolate tastiere enfatizzate dal sintetizzatore tra sax e batteria, è uno dei momenti migliori dell’album, che dopo oltre quarant’anni testimonia ancora la fantasia degli Arti e Mestieri, in un lavoro dove viene dato libero sfogo alla creatività di “Mercato”, “Arti” e “Sui tetti”, accanto alla sfrontatezza di “D’Essay”. “Sentono i problemi / Le crisi sociali, l'inurbamento, l’alienazione”, è il messaggio della sesta traccia che racchiude il cambiamento della band a favore di un atteggiamento più risoluto verso tematiche sociali e legate all'insoddisfazione giovanile con “Quinto stato”, a chiusura della prima fase di attività del gruppo.

Tracklist

01. Quinto stato (emarginato) (04:36)
02. Vicolo (03:15)
03. Arterio (sclerosi) (03:07)
04. Torino nella mente (05:00)
05. Mercato (05:33)
06. D'Essay (03:26)
07. Arti (02:35)
08. Sui tetti (06:12)

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