A fine 2021 stavo guardando una serie di Netflix, quella di cui tutti parlavano in quel momento. Ad un certo punto parte un arpeggio di chitarra e faccio un salto: conosco quella canzone, è di una band che amo. Mai sarei aspettato di sentire “The funeral” in una serie di ZeroCalcare, anche se la scena è, appunto, quella di un funerale. E sì che i Band of Horses li ho scoperti così un sacco di anni fa, sentendo “Is there a ghost?” in “Fringe” (la serie di JJ Abrams dopo “Lost”).
Gli accordi iniziali di “Warning signs”, il nuovo album della band, dopo 5 anni, mi hanno fatto lo stesso effetto: meno sorpresa, ovviamente, ma la riscoperta di una band che non sentivo da tempo, con lo stesso l’approccio di “The Funeral” e dei primi album.
“Ogni opportunità è buona per far ascoltare le tue canzoni, soprattutto a gente che non le conosce”, mi spiega Ben Bridwell dalla sua casa in South Carolina. I BoH sono quasi una una one man band: Bridwell racconta di scrivere le canzoni sulla sua chitarra, tanto di approvare personalmente l’uso di ogni brano, compreso quello per “Strappare lungo i bordi”, anche se ovviamentente non conosce ZeroCalarare. “Lo vedo come un’estensione di quello che facciamo, come andare in radio”, mi spiega.
Dove eravamo rimasti: le cose (non) vanno bene
“Things are great” arriva a 5 anni da“Way are you ok?” del 2016. In questo periodo è cambiato quasi tutto per i Band of Horses: Nel 2017 sono usciti dal gruppo Tyler Ramsey e Bill Reynolds, rimpiazzati da Matt Gentling (che aveva già suonato nel 2007 con la band) e dal chitarrista Ian MacDougall, che precedentemente curava il merchandising. L
a band ora ha una nuova line-up, un nuovo management e un nuova etichetta (la BMG Rights). Non è stata una transizione indolore: c’era un album inciso e pronto, con un titolo diverso, poi scartato: “Aveva canzoni diverse, ma soprattutto aveva un approccio compresso, troppi suoni e troppi emozioni tutti assieme. Ho pensato che la nostra musica avesse bisogno di qualcosa di più semplice”, mi racconta Bridwell. Così la decisione di provare nuove strade, due membri che non l’hanno presa bene e il disco ricominciato da capo.
“Things are great” è stato inciso e completato prima della pandemia e poi tenuto fermo (e anche rinviato: doveva uscire a gennaio, si è aspettato qualche settimana per avere il vinile”). Il titolo del nuovo album (una frase di “Coalinga”) è anche un'ironia su questo processo.
Un ritorno alle origini
Bello vedere la band tornare e ancora più bello vederli tornare con un album come questo, dal suono più diretto rispetto al precedente. Chiedo a Bridwell come mai le canzoni dei Band Of Horses compaiono spesso in serie o film. “Forse è meglio che non lo sappia, potrei rompere l’incantesimo. Ma le nostre sono canzoni con linee di chitarre molto diretta, quasi dei jingle, ma che si aprono in modo molto cinematografico. La mia voce, se faccio un buon lavoro, trasmette emozione”,
È anche il segreto di “Things are great”; di canzoni dirette e schiette, canzoni senza troppe metafore o sovrastrutture. Il suono di “Things are great” è quello dei BoH degli esordi, quelli di “Everything All the Time” o “Cease to begin”, è immediato ed emozionante, chitarre e poco altro.
I Band of Horses hanno un suono classico, ma senza essere troppo nostalgico classic rock o : in “Things are great” la band ha recuperato questa lezione e l’ha espressa al suo meglio, con brani più rock e ballate come “Hard times”. Riascoltato oggi “Are you ok?” suona troppo prodotto, una tipologia di suono che in “Things are great” si sente solo nelle canzoni finali, “You are nice to me”, e “Coalinga”, un po’ più alla Nattional. Bridwell mi dice più volte non solo la parola “origini”, ma anche la parola “punk”: più che altro si sente un’attitudine “indie” nell’approccio dei Band of Horses: nessuna volontà di scrivere grandi inni epici, quanto un approccio alla scrittura minimale ed essenziale.
Quello del ritorno alle origini è uno stereotipo usato tanto dalla stampa quanto dagli artisti, ma in questo caso è vero. Le canzoni suonano fresche e paradossalmente ha ragione Bridwell quando dice che la nuova formazione ha portato nuova energia. “Things are great” è un album che ci restituisce una grande band nella sua forma migliore. Purtroppo per ascoltarla dal vivo bisognerà attendere il prossimo autunno: le date originariamente previste per il 21 e 22 marzo a Milano e Bologna sono state rimandate al 15 e 16 novembre, nelle stesse città