Il piccolo Earl deve usare un cuscino per arrivare al volante dell'auto che sta guidando, e che ha fregato allo zio. Sta girando in cera di un ospedale per il fratello che è sul sedile di dietro ed è ferito. La storia viene raccontata da una voce delicata, che ispira compassione, ma non giudica: in sottofondo ci sono una chitarra, poi arrivano un coro, archi e i fiati. Bastano pochi secondi per entrare nel mondo dei Delines, e non volerne più uscire.
La band è il prodotto di Willy Vlautin - già mente e voce dei Richmond Fontaine e autore di romanzi di successo. La voce è quella di Amy Boone, che dà corpo alle sue storie. "The sea drift" è il quarto album della band, che si definisce "country-soul", ma in realtà è molto di più.
Letteratura e/o musica
È raro trovare una penna capace di costruire un mondo in pochi tocchi come fa Vlautin: outsider, storie lontane dell'America più scintillante che ci raccontano film e serie. Personaggi che lottano ai margini delle città, per uscire dall'oscurità. Sembrebbe "Nebraska", ma Vlautin (che è di Portland) ha dalla sua il calore della voce della Boone che rende tutto meno disperato e cupo. i Delines hanno una capacità superba di arrangiare le canzoni, pescando dal country-rock dei Richmond Fontaine e colorandolo con riferimenti alla tradizione delle ballate soul. Di qua la definizione, ma l'impasto sonoro che ne deriva è perfetto.
La musica dei Delines è fatta di micro racconti che non sfigurererebbero su carta stampata trovano un'ambientazione nel paesaggio sonoro costruito dalla band e dalla voce. Forse, più che Springsteen, viene in mente Lou Reed e il suo obbiettivo di dare dignità letteraria al rock: "più che un autore di canzoni era uno sceneggiatore", ha detto recentemente Laurie Anderson del marito. Lo stesso stesso vale per Vlautin, anche se u Delines raccontano un mondo completamente diverso da quello metropolitano di Reed, ma in maniera altrettano efficace.
Stories from the sea
Lo sfondo dei racconti di questo album è il mare. Tutti i personaggi si muovono sulla costa o vicino all'acqua, che rappresenta la loro deriva ("drift") che cercano di fermare. Ma la forza della marea è, certe volte, troppo forte.
C'è qualche storia d'amore come "Hold me slow". Più spesso sono piccoli raccont di ordinaria disperazione. In certi momenti, oltre al country-soul, sembra di sentire il Nick Cave più delicato e lirico ("Saved from the sea"), in altri si va quasi verso il jazz, come nello strumentale finale ("The Gulf Drift Lament"). Ma non c'è un momento trascurabile: un album che, nel suo genere, è già tra i migliori dell'anno.