Alla fine di novembre Arisa ha dato alle stampe il suo settimo album in studio, “Ero romantica”. Il disco, pubblicato dalla cantante lucana per la prima volta nella sua carriera da indipendente per la propria label Pipshow (in collaborazione con Believe), racchiude ogni personalità e sfaccettatura della voce di “Sincerità”. Proprio per questo il progetto gioca sul concetto di dualità, essendo diviso in due parti: da un lato si trovano i brani più scatenati, in cui emerge la personalità più spudorata della cantante, e dall’altro le tracce più lente e sentimentali che rispecchiano la sua anima più rosea.
Le due facce di Arisa
“Il titolo ‘Ero romantica’ parte dall’idea di descrivere un essere umano in tutte le sue sfaccettature”, ha detto Arisa presentato il disco. E ancora: “In questo disco c’è ogni parte di me, c’è la parte erotica e c’è quella romantica. Laddove il romanticismo è anche sentimento di giustizia e una sorta di saggezza”.
L’album prende il via con la traccia “Ero romantica” che, con sonorità sfrontate e accenni voguing, introduce la prima parte del progetto caratterizzato da brani dai ritmi dance ed elettronici anni ’90, oltre che da testi provocatori. “Erotica/Ero Romantica/Adesso non lo sono più/Da quando mi hai lasciato tu”, canta Arisa nella title track, fino a spingere l’acceleratore su un urlato “Mi fai venire”. Sullo stesso piano si pongono le successive canzoni, da quelle che parlano di indipendenza e della voglia di poter fare tutto come “Psyco” (“Non è cosa solo mia / Questa strana anomalia / E non voglio terapia / Sono psycho”, dichiara la cantante in un passaggio), a quelle che celebrano la femminilità e le sue contraddizioni come la traccia dance di matrice house “Agua de coco” e il pezzo electro-pop “Altalene”. Dopo “Maddalena”, una sorta di brano manifesto del disco, si arriva a “Licantropo”, la traccia “spartiacque” del disco che, avvolta da sonorità pop tardo-anni ’80, introduce l’altro lato dell’album dalle canzoni più riflessive ed intime.
Tra romanticismo e nostalgia
Il compito di accompagnare l’ascoltatore alla ballad finale di “Ero romantica”, “L’arca di Noè”, un pezzo chitarra, pianoforte e voce, è affidato alle canzoni d’amore, ma tinte di amarezza, del disco. A partire da “Cuore”, in cui la voce di Arisa è protagonista in un dialogo fra pianoforte, archi e arpeggi di chitarra, la cantante svela la parte più vulnerabile di sé. Il romanticismo e la nostalgia vengono raccontati insieme anche in “La casa dell’amore possibile”, argomento simile a quello trattato nel testo in parte in napoletano e in parte in italiano di “Ortica”, in cui l’artista descrive la sensazione di dolore che lascia la fine un amore attraverso un parallelismo con il bruciore che si può provare entrando in contatto con le foglie dell’ortica e canta: “Dimme, mi hai detto torno a casa a fatica / Pensav’ fuss sulo na sfida / Trattata come fossi un’ortica / E poi nun t’aggia visto chiù / Sto cor l’hai rubat’ tu”. Di una donna che si lascia alle spalle una relazione tossica si parla anche in “Potevi fare di più”, il brano scritto da Gigi D’Alessio e interpretato da Arisa a Sanremo 2021 di cui la cantante aveva detto: “È una ballad che strizza l'occhio ai grandi classici degli Anni '90 e Duemila, da Mariah Carey a Whitney Houston. Ha un po' quel sapore americano dei sogni, quando ascoltavano Stevie Wonder, Celine Dion: c'è un gusto orchestrale americano che è stato quello che mi ha formata”.
“Ero romantica” vede Arisa fare leva sulla libertà personale conquistata nel tempo, unita all'accettazione e alla consapevolezza di sé raggiunta negli anni insieme alla voglia di condivisione con il pubblico, per esporsi totalmente. Così il disco, scoprendo ogni sfaccetature della cantante, ne rivela anche una nuova attitudine. Tra produzioni elettroniche, a volte un po' troppo pretenziose e poco centrate come nel caso di "Agua de coco", e brani pop più melodici in cui si riconosce l'impostazione più tradizionale dell'artista, però, a vincere è solo la voce di Arisa.