Alissa White-Gluz, prima e dopo gli Arch Enemy

Dopo l'annuncio della sua uscita dalla band, la cantante ha pubblicato un singolo solista

"Gli Arch Enemy annunciano l’uscita di Alissa White-Gluz dalla band": in modo secco e senza giri di parole, lo scorso 23 novembre è arrivata la notizia che Alissa White-Gluz non fa più parte degli Arch Enemy, il gruppo melodic death metal originario della Svezia di cui la cantante canadese faceva parte da oltre dieci anni. Con un messaggio asciutto ma carico di significato, la band – da poco reduce da un tour passato anche dall’Italia lo scorso ottobre e conclusosi da pochi giorni – ha aggiunto: “Siamo grati per il tempo e la musica condivisi e le auguriamo il meglio. Ovunque ci sia una fine, c’è anche un inizio. Ci vediamo nel 2026”. A distanza di pochi minuti, la cantante ha diffuso una sua dichiarazione personale, altrettanto misurata ma più intima: "Dopo 12 anni negli Arch Enemy, le nostre strade si sono divise. Sarò per sempre grata ai migliaia di fan straordinari che ho incontrato lungo il percorso. Non vedo l’ora di condividere con voi ciò su cui ho lavorato, con grandi sorprese in arrivo".

Non è solo la fine di un sodalizio musicale durato più di un decennio, e dopo sei album in studio, ma il punto di svolta di una carriera che oggi si apre a un nuovo capitolo, segnato dalla pubblicazione del singolo solista, “The room where she died”, diffuso sotto il nome di “Alissa” e attualmente disponibile su YouTube con un video ufficiale.

Per comprendere la portata di questo momento bisogna tornare al 2014, quando Alissa White-Gluz entrò negli Arch Enemy ereditando il ruolo che era stato di Angela Gossow, figura fondamentale nella storia della band essendo stata la prima cantante donna del gruppo dal 2000 – succedendo a Johan Liiva – e artefice, in quegli anni, di un cambio di immagine e di percezione verso un melodic death metal che trovava una voce potente, tecnica e carismatica anche al femminile. Gossow avrebbe poi lasciato il microfono ma non la formazione, assumendo il ruolo di manager del gruppo, e nel 2016 avrebbe assunto anche la gestione del progetto solista di Alissa nel momento in cui quest’ultima firmò il contratto con Napalm Records. Si è così intrecciata una collaborazione professionale e umana che testimoniava quanto la transizione tra le due cantanti fosse stata più simile a un passaggio di testimone che a un’avvicendamento traumatico, e che oggi, alla luce dell’uscita di Alissa, acquisisce un valore quasi circolare.

In oltre dieci anni, l’immagine di Alissa White-Gluz all’interno degli Arch Enemy si è trasformata in un elemento identitario tanto quanto il sound della band. Sui palchi e nei video, imbracciando la chitarra, Alissa ha saputo ammaliare il pubblico del gruppo con la sua presenza scenica carismatica e la sua lunga chioma azzurra, immediatamente riconoscibile, diventata parte integrante di un’estetica che unisce aggressività, abilità tecnica, teatralità e femminilità. Mentre la sua voce colpisce dritto nel segno, scompigliando e sorprendendo, grazie alla capacità di muoversi con naturalezza tra growl profondi, grida controllate e aperture melodiche quasi sinfoniche. Il nuovo singolo solista “The room where she died” racchiude tutto ciò che Alissa White-Gluz ha rappresentato per gli Arch Enemy, avendo contribuito a ridefinire il profilo del gruppo davanti a un pubblico sempre più internazionale. La cantante canadese non è stata per la band soltanto un’interprete dotata, ma una performer consapevole di quanto il metal moderno richiedesse potenza e precisione, ma anche personalità, varietà espressiva e una dimensione visuale coerente e d’impatto. Ora questa impronta, Alissa la dà al suo progetto solista.

Il percorso solista di Alissa, però, affonda le sue radici molto prima della giornata del 23 novembre. Nel 2016, con l’annuncio del contratto con Napalm Records, era stato anticipato un album solista intitolato “Alissa”, un progetto di cui negli anni successivi erano circolati soltanto frammenti, dichiarazioni sporadiche e qualche anticipazione sulle direzioni musicali che avrebbe potuto prendere. Quel disco non è mai arrivato, ma White-Gluz non ha mai interrotto il lavoro sul suo materiale originale, né ha smesso di fare collaborazioni con altri artisti e band fuori dagli Arch Enemy come - tra gli altri - Dee Snider, Carnifex, Babymetal, Powerwolf, Helloween, Nita Strauss e Kat Von D. Alissa ha sempre utilizzato la sua musica per veicolare messaggi sul cambiamento sociale, affrontando temi urgenti come la tutela dell’ambiente, il veganismo e il benessere degli animali.

Il suo nuovo singolo “The room where she died”, realizzato in collaborazione con Oliver Palotai, testimonia quindi l’inizio effettivo della sua carriera solista e promette un album in arrivo, seppur senza una data di pubblicazione ufficiale. Il brano sembra quindi un debutto, con l'intenzione di mettere ordine in una storia rimasta a lungo sospesa, come se la cantante avesse finalmente trovato il momento giusto per prendere il centro della scena a proprio nome. La canzone scelta per sigillare la sua carriera in proprio ha le carte in regola per delinerare un profilo a fuoco di Alissa White-Gluz, che in “The room where she died” intreccia melodie e passaggi granitici, alternando radicalmente la sua voce pulita col growl.

Il futuro degli Arch Enemy, intanto, resta un’incognita: nessuno sa ancora chi sostituirà Alissa White-Gluz, e la band non ha lasciato trapelare alcun dettaglio sulla nuova formazione. Mentre in rete si moltiplicano le discussioni tra i fan su chi sarà la nuova voce della band, è intervenuto anche l'ex cantante Johan Liiva per smentire le voci secondo cui potrebbe rientrare nel gruppo. "No, non tornerò nella band", ha risposto Liiva al commento di un utente su Facebook - come ripreso da Blabbermouth: "Sono sorpreso quanto tutti voi. Penso che Alissa fosse perfetta per gli AE. Il mistero continua".

Quest’incertezza arriva in un periodo in cui ci chiedevamo quali altre band capitanate da donne – dopo i Linkin Park con Emily Armstrong – potessero davvero ambire a posizioni da headliner nei grandi festival rock come il britannico Download, e in cui il ruolo delle frontwomen nel metal contemporaneo si dimostra più che mai centrale, tanto sul piano simbolico quanto su quello artistico. Quel che è certo è che, per Alissa White-Gluz, questo è un momento di rinascita, in cui la fine di un ciclo coincide con l’inizio di un altro, segnando una carriera che ora può finalmente raccontarsi senza intermediari, nel nome di una visione personale che per anni è rimasta in attesa del suo spazio.

Vuoi leggere di più su Arch Enemy?

rockol.it

Rockol.com s.r.l. - P.IVA: 12954150152
© 2025 Riproduzione riservata. Rockol.com S.r.l.
Privacy policy

Rock Online Italia è una testata registrata presso il Tribunale di Milano: Aut. n° 33 del 22 gennaio 1996