John Mellencamp quando era John Cougar

Trascorsero degli anni prima che il musicista dell'Indiana firmasse gli album con il suo nome

Nel 1978, quando l'allora 27enne John Mellencamp – che però firmava i suoi dischi con il nome d'arte Johnny Cougar - pubblicò il suo secondo album, "A biography", la sua carriera era già in stallo. Il primo disco, uscito due anni prima, "Chestnut Street Incident", era stato praticamente ignorato, la cosa gli costò l'uscita dal contratto della casa discografica. Ma le imperscrutabili trame del destino si stavano muovendo. Nella tracklist di "A biography", infatti, c'era una canzone che gli avrebbe concesso del tempo per poter sviluppare il suo talento. Quella canzone era "I Need a Lover", e aveva avuto un certo successo in Australia.



Lo ha ricordato lo stesso Mellencamp in "Plain Spoken: From the Chicago Theatre": "Quando atterrai, c'erano dei ragazzi – un gruppo di ragazze urlanti e alcuni ragazzi con un taglio di capelli identico al mio – che mi aspettavano. Non mi tiravano su nemmeno a Bloomington, dove vivevo, se facevo l'autostop. Non potevo prenderla sul serio; era uno scherzo. Pensavo fosse una cosa isolata."

A dirla per intero, la canzone ebbe sì successo, ma non per merito di John... come in tutta onestà raccontò al magazine Rolling Stone nel 2013: "Alla metà dei miei vent'anni ero già finito. Poi due produttori discografici di nome Chinn e Chapman sentirono "I Need a Lover" e la fecero cantare a Pat Benatar." L'album d'esordio della Benatar , "In the heat of the night" , in cui era inserita "I Need a Lover" , fu disco di platino. A quel punto la label di John pensò non fosse una idea malvagia inserire la canzone anche nel suo terzo disco, "John Cougar" , uscito il 27 luglio 1979. Con la versione ripubblicata l'album di Mellencamp entrò per la prima volta nella classifica americana.


La vita di John Mellencamp , prima dello stallo cui facevamo riferimento, era andata parecchio di corsa: si era sposato molto giovane al tempo del liceo e aveva avuto un figlio a 19 anni, a 21 anni era già in cerca di una nuova vita, che fosse nell'arte o nella musica. Ecco come dipinse alla CBS nel 2018 quei tempi lontani: "Scoprii che la New York Art Student League voleva dei soldi, mentre la casa discografica voleva darmi dei soldi! Alla fine firmai un contratto discografico. Il capo di una casa discografica e mi mise sotto contratto nel giro di pochi minuti. Con la massima umiltà, dico quello che è successo a me. Non hanno nemmeno ascoltato la demo!".

Pareva essere tutto molto facile, e invece proprio allora le cose iniziarono a farsi difficili. Accadde che l'ex manager di David Bowie , Tony DeFries , gli inventò un nome d'arte banale, poi l'etichetta lo volle trasformare in una sorta di ribelle. Non il ribelle che John Mellencamp era in realtà, ma una versione che stava tra Bowie e
Bruce Springsteen . Non funzionò. In Inghilterra, nel 1978, gli toccò suonare sotto le tribune di uno stadio di calcio in rovina. Tutto sembrava crollare intorno a lui. Il suo chitarrista, Larry Crane , nel 1986 parlando a Rolling Stone, riassunse tutto dicendo: "Eravamo in una stanza che sembrava un chiosco. Vi chiedete perché a quel tempo John fosse infelice?".

Non è che John Cougar non avesse talento, doveva solo mettere a fuoco la scrittura e avere un po' di fortuna dalla sua parte. Come affermò con molta lucidità nel 1987 quando era ormai un rocker affermato: "Da bambino mi piaceva l'attenzione che suscitava raccontare storie. Mi piaceva affascinare le persone con le mie storie, anche mentendo come uno spudorato figlio di puttana, semplicemente prendendo una storia e inventandomi qualcosa. È così che ho capito che se fossi riuscito a mettere queste bugie su carta, avrei davvero ottenuto qualcosa. Ed è così che è iniziato il mio songwriting. Non era molto sincero; era solo ciò che pensavo sarebbe stato interessante."

"Dovevo fare dischi che sarebbero stati trasmessi alla radio e che fossero successi innegabili. Non sapevo come fare. Ero stato fortunato con "I Need a Lover", ma come avrei potuto farlo di nuovo? Non ne avevo idea. L'unico modo in cui sapevo che sarei sopravvissuto era diventare così popolare tra le radio che nessuno avrebbe potuto impedirmi di andare avanti." John realizzò il suo intento nel 1982 con l'album
"American Fool" e canzoni come "Hurts So Good" e "Jack and Diane" . Una volta conquistate le classifiche, Mellencamp si sentì pronto per riprendersi il suo vero nome, un piano che aveva sempre avuto in mente sin dall'inizio.


A proposito dei suoi inizi, e del suo odiato nome d'arte, una volta spiegò all'UPI: "Avevo 22 anni. All'epoca, ascoltavo ogni suggerimento. Pensavo che queste persone erano nel mondo della musica e io no, quindi era meglio che prestassi attenzione. Qualcuno lanciava un commento sbrigativo e io lo prendevo a cuore, che si trattasse di scrittura, produzione o immagine. Poi un giorno mi sono svegliato e ho capito che ascoltare queste persone non mi aveva portato da nessuna parte. Che ero più lontano da quello che volevo fare di quanto non lo fossi mai stato."

Dopo "American Fool" , nel 1983 uscì l'album "Uh-Huh" , e nel nome stampato sulla copertina compariva finalmente oltre a
John Cougar anche Mellencamp. Nel 1991, con "Whenever We Wanted" il nomignolo venne eliminato. Anche se, ancora oggi, dopo tutti questi anni, Mellencamp non si è ancora liberato completamente dell'odiato Cougar. "Non se ne andrà mai", affermò John Mellencamp a NPR nel 2010. "Cammino per strada e ancora la gente dice: 'Ehi, John Cougar'. Lo sento sempre. Oppure mi presentano come John Cougar Mellencamp. Una volta era proprio così. Voglio dire, era così che la gente mi conosceva, ed è... è semplicemente il destino."

 

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