Elettrico e crudo: come suona "Nebraska '82" di Springsteen

L’ascolto delle nuove/inedite versioni nel box della Expanded Edition del capolavoro del Boss

Una cassettina panasonic, senza custodia e incisa in camera da letto e trasferita con un registratore difettoso: è così che nasce uno dei dischi più radicali della storia del rock americano. Dieci canzoni  con voce, chitarra, armonica e poco altro e poi passate su un “boombox” che era finito. Nell’epoca in cui MTV sta iniziando a dominare la musica, Bruce Springsteen un pubblica un album lo-fi ben prima che quel termine diventi un genere, una collezione di storie nere che esplora il lato oscuro del sogno americano. Sotto la superficie c’è la lotta con la depressione di Springsteen, raccontata in “Liberami dal nulla”.

A oltre quarant’anni dalla sua uscita, “Nebraska” torna in una nuova edizione espansa in quattro dischi: il remaster 2025 del classico originale, un disco di outtakes (molte delle quali circolate per anni tra i fan), l’ormai leggendario “Electric Nebraska” registrato con la E Street Band, e una nuova rilettura live in teatro incisa a Red Bank nel 2025. Un progetto che permette di (ri)scoprire l’album in tutte le sue forme e di coglierne la portata storica, artistica ed emotiva. 
L’abbiamo ascoltato in anteprima.

La versione rimasterizzata di un classico

Il remaster 2025 parte dalla stessa fonte analogica già restaurata nel 2014 da Bob Ludwig.  Registrato nel gennaio del 1982 nella camera da letto di Springsteen a Colts Neck, “Nebraska” nasce come raccolta di demo da far ascoltare alla E Street Band. La potenza narrativa di quelle versioni essenziali, incise su  quella cassettina, si rivela superiore a qualsiasi registrazione in studio. È lo stesso Bruce a decidere di pubblicare quelle incisioni, nonostante le difficoltà tecniche di mastering che costringono i suoi tecnici a una lunga serie di tentativi per trasformare una cassetta domestica in un vinile commerciabile.
 Il risultato è un disco che sfida le regole dell’industria musicale: privo di produttore nei crediti, senza singoli da mandare in radio, senza videoclip o tour, ma capace definire Springsteen come cantautore minimale, non solo come rocker e  animale da palcoscenico.


Le “Nebraska Outtakes”

Il primo disco contiene le canzoni inedite dalle sessioni del disco, le outtakes: i demo che rivelano il processo creativo. 
Quelle di “Nebraska” sono tra le più celebri della discografia illegale di Springsteen: questo disco le raccoglie per la prima volta in modo ufficiale e ordinato. 
Tutto parte dalla celebre cassettina:  Bruce la passa a Jon Landau con scritto sopra “There’s a little bit of everything here”. Conteneva 15 brani: dieci finiranno su “Nebraska”, uno (“Johnny Bye Bye”) sarà pubblicato più avanti, e i restanti quattro sono ora qui (“Losin’ Kind”, “Downbound Train”, “Child Bride”, “Pink Cadillac”). A questi si aggiungono “Born in the U.S.A.” (già nota nella sua versione acustica-blues pubblicata su “Tracks”), “The Big Payback” (lato B nel 1982) e tre canzoni provenienti dalle sessioni soliste del 30 aprile 1982. “Child Bride” è l’archetipo di “Working on the Highway”, mentre “Gun in Every Home” – inedita fino a oggi – è una ballata amara e profetica sulla normalizzazione della violenza armata. 
Le outtakes rivelano l’ampiezza del mondo narrativo “Nebraska”.

“Electric Nebraska”

Eccolo, finalmente: per decenni considerato il “Sacro Graal” degli archivi springsteeniani, “Electric Nebraska” è il frutto di pochi giorni di lavoro alla Power Station di New York, nell’aprile del 1982. Bruce porta in studio le canzoni incise in casa con l’intenzione di vestirle con arrangiamenti rock e farne un disco vero e proprio. Con la E Street Band al suo fianco, registra otto brani (sei da “Nebraska” e due che finiranno su “Born in the U.S.A.”, la title track e “Downbound Train”), ma il risultato non lo convince e tutto finisce in un cassetto, dimenticato da Bruce. Ma non dai fan, che continuano a invocarne la pubblicazione.
Riemergono quarant’anni dopo: non sono solo un “Nebraska elettrico”, ma un mondo parallelo con un suono crudo. La versione di “Born in the U.S.A.” in power trio è spoglia ma aggressiva, lontanissima tanto dalla ballata originale quanto dalla versione pubblicata nel 1984. “Atlantic City” acquista una strofa in più e un groove più deciso (vicino alle versioni dal vivo successive), “Johnny 99” diventa un rockabilly alla Jerry Lee Lewis. 
È un suono che Springsteen non ha più esplorato in questa forma, ed è proprio la sua unicità a rendere “Electric Nebraska” così affascinante: un album incompiuto ma potente che aggiunge una nuova dimensione alla storia di “Nebraska”.

“Nebraska (Live at Count Basie Theatre, 2025)”

Chiude il box la nuova versione live di “Nebraska”, registrata nel 2025 al Count Basie Theatre di Red Bank, New Jersey, senza pubblico e con la sola presenza di Larry Campbell (chitarrista di Dylan per un lungo periodo) e Charlie Giordano, tastierista della E Street Band. Un’operazione che richiama quella già compiuta nei tour dal 2009 in poi con gli album suonati per intero e, nel 2010, per la ristampa di “Darkness on the Edge of Town”, quando Springsteen eseguì l’intero album in un teatro vuoto per il cofanetto “The Promise”.
Qui la regia è di Thom Zimny e non c’è nulla di spettacolare: solo le canzoni, una voce più segnata dal tempo, arrangiamenti ridotti all’osso. Disarmante: Springsteen suona in sequenza le dieci canzoni originali, senza introduzioni o intermezzi. La voce più roca e vissuta aggiunge una diversa intensità alle storie degli antieroi; le parti di piano, mandolino e organo sono essenziali e rispettose.
È probabilmente la parte musicalmente più bella di questa ristampa, che contiene materiale inedito di valore enorme. “Nebraska” rimane il centro, il capolavoro della carriera di Bruce, o almeno uno dei capolavori. Questo box aggiunge una nuova profondità alla sua storia e alla sua musica.z

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